Perché Obama ha vinto il secondo dibattito presidenziale
Premesso che nella vita mai dire mai, di una cosa siamo abbastanza certi: Obama non legge T-Mag. Tuttavia pare abbia seguito il nostro (tra le righe) consiglio della vigilia a non utilizzare l’ombrello che, seppure cortesemente, gli aveva offerto Hillary Clinton. Così nel secondo dibattito televisivo con Romney, il presidente degli Stati Uniti e comandante in capo delle forze armate si è assunto la piena responsabilità di quanto accaduto nelle precedenti settimane in Libia, ricordando però – anche con l’ausilio della moderatrice Candy Crowley – di avere attribuito con immediata risolutezza i disordini di Bengasi ai terroristi (la principale accusa di Romney è di avere troppo tergiversato sulla questione libica).
Come era prevedibile, Obama è apparso più aggressivo nello scontro televisivo. Anche se il suo “mentore” di questa campagna elettorale, il senatore democratico John Kerry, nell’intervista al Corriere della Sera ha ritenuto l’atteggiamento del presidente fin troppo morbido al cospetto dell’arroganza dell’ex governatore del Massachusetts.
In ogni caso, un linguaggio del corpo più vivace e una maggiore capacità rispetto al rivale di sostenere un confronto con il pubblico (all’Università di Hofstra c’era un gruppo di elettori indecisi, selezionato sulla base di indagini demoscopiche dall’istituto Gallup, a rivolgere le domande ai candidati) hanno evitato all’inquilino della Casa Bianca di bissare la débacle del 3 ottobre a Denver. Senza dimenticare – altra circostanza che era nell’aria – che a differenza del primo duello televisivo Obama ha sferrato l’attacco ai danni di Romney sulla gaffe a proposito di quel 47% di americani “parassiti”.
C’è ancora più incertezza l’indomani del secondo dibattito presidenziale. I sondaggi risultano troppo discrepanti e ciò potrebbe stare a significare che fino all’ultimo sarà un testa a testa tra Obama e Romney. Ormai, da giorni, lo vanno ripetendo anche gli “uomini del presidente”, convinti che non sarà un successo ampio paragonabile a quello del 2008. L’importanza dei dibattiti televisivi – era già stata la nostra analisi in altre occasioni – è fondamentale, ma non sempre dirimente. Se Reagan riuscì, con una battuta assestata al momento giusto durante una sfida in tv, ad assicurarsi il secondo mandato, altrettanto non riuscì a Kerry nel 2004 il quale perse le elezioni nonostante diede filo da torcere a George W. Bush nei confronti diretti. E la sensazione è che stavolta sarà impresa ardua azzeccare il pronostico sull’esito della corsa elettorale.
PERICOLOSA SFIDA
Si metteva, quasi, piede nel cielo,
nell’accelerata corsa verso lo spazio
e si dimenticava la terra,
lasciata bruciare da incendiarie
ideologie e distruttivi fuochi,
pronti a gareggiare con le solari
macchie pericolosamente ravvicinate.
Pericolosi postumi di rivoluzione,
spina nel fianco di consolidato
democratico sistema, riconosciuto
veicolo di universale pace,
temono di essere definitivamente spenti
dalla vicina, invincibile superpotenza,
indiscussa leader di un mondo in crescita.
Tremava, senza scosse, il pianeta,
per le coscienze annebbiate
da muri innalzati anche in mare
nell’estrema difesa, nuovo troiano
cavallo nel cuore della democrazia,
che si allargava nelle conquiste
e si restringeva nella difesa dei privilegi.
Tremavano le coscienze, memori
d’interminabili conflitti, i cui frutti
erano distruzione, morti e lutti:
interminabili pianti per
una nuova miseria, difficile da superare
con nuove paure di apocalittiche
fiamme avvolgenti innocenti coscienze.
Tacquero i rumori di guerra
alla parola del Pastore di anime,
che parlò col cuore e con la mente
dirimendo difficili controversie
ed accesero una linea rossa
diventata squillante campanello
di pericoloso allarme,da evitare.
Fu la paura di un pericoloso disastro
o la saggezza di inutili confronti
o la coscienza dei saggi consigli
venuti dal cielo della pace
a raccordare gli indirizzi
persi nella densa, ideologica
nebbia di blocchi contrapposti.
La luce dell’abbagliante sole
continuò ad individuare nuove,
sicure strade, senza ciottoli e vetri
del potere egoistico dei popoli,
per avvicinarsi ad uno smarrito eden
dimenticato, per supposta utopia,
dai popoli in cammino verso la fine.
Antonio Lonardo
La politica estera del Presidente Obama è sempre retta dalla grande saggezza di evitare inutili e dannose morti, come fece Kennedy.
Antonio Lonardo
Obama è accusato dai suoi nemici politici di essere un debole nella politica estera: A mio modesto giudizio, se l’è cavaa bene in questo quadriennio, cercando di evitare scontri che possono portare ad un conflitto di grandi proporzioni e di durata indecifrabile, come quella dell’Irak e dell’Afganistan, senza concludere qualcosa di positivo visibile!
V I T T O R I A
Correre verso l’infinito
e farlo proprio
già durante il percorso
insieme ad altri
ed arrivare primi
completamente trasformati.
Correre verso l’ignoto
e dargli un nome,
identificativo del progetto,
sognato da una vita
e realizzato pienamente
nonostante le forti difficoltà.
Correre verso il futuro
e credervi fermamente
trasformandolo in affascinante
presente non solo sognato,
ma vissuto sulle strade
dell’attraversato mondo.
Correre verso la luce
irradiando i giorni
tra utopiche speranze
di lotte superate,
con la società cambiata
nell’abbraccio del progresso.
Antonio Lonardo
SHALOM !
Shalom!
E’ il grido
dei popoli in ansia,
è la voce
della coscienza tremante,
è il desiderio
degli uomini liberi.
Shalom!
E’ il suono
lontano che cresce,
è il desiderio
inconscio di tutti,
è l’eco
diffuso del mondo.
I monti
trattengono il suono,
le valli
lo conservano a lungo,
le case
accettano l’invito,
gli uomini
si abbracciano fratelli.
Si rompe
l’incanto dell’odio,
si spezza
la forza delle armi,
si frantumano
gli interessi dei pochi,
si ritrova
l’accordo completo.
Nello specchio
della coscienza
si riflette l’inconscio;
nel pensiero
dell’uomo
si avvia il dialogo,
nelle masse
dei popoli
sboccia l’abbraccio.
Antonio Lonardo
SHALOM !
Shalom!
E’ il grido
dei popoli in ansia,
è la voce
della coscienza tremante,
è il desiderio
degli uomini liberi.
Shalom!
E’ il suono
lontano che cresce,
è il desiderio
inconscio di tutti,
è l’eco
diffuso del mondo.
I monti
trattengono il suono,
le valli
lo conservano a lungo,
le case
accettano l’invito,
gli uomini
si abbracciano fratelli.
Si rompe
l’incanto dell’odio,
si spezza
la forza delle armi,
si frantumano
gli interessi dei pochi,
si ritrova
l’accordo completo.
Nello specchio
della coscienza
si riflette l’inconscio;
nel pensiero
dell’uomo
si avvia il dialogo,
nelle masse
dei popoli
sboccia l’abbraccio.
Antonio Lonardo
Auguri di Buon Natale, Presidente.
SHALOM!
Shalom!
Is the cry
of those who live in fear,
is the voice
of trembling conscience,
and the desire
of all free men.
Shalom!
Is the distant sound
which is growing louder,
is the unconscious desire
of all of us,
which echoes
throughout the world.
The mountains
hold the sound,
the valleys
guard it through time,
houses accept
the call,
and men
embrace as brothers.
The spell of hate
is broken,
the power of arms
destroyed,
the interests of the few
lie shattered,
and the many
live once more in harmony.
Antonio Lonardo