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Crisi, crescita debole anche nel 2013

Il cammino verso una vera e propria ripresa economica sembra essere ancora lungo. Almeno stando alle previsioni della Banca centrale europea, che nel bollettino mensile ha rivisto al ribasso le proprie stime sul Pil e sul tasso di disoccupazione dell’Eurozona.
Secondo i calcoli di Francoforte il Pil è infatti destinato a contrarsi dello 0,5% nel 2012 e a crescere dello 0,3% nel 2013.
Previsioni in contrasto con quelle fornite nel terzo trimestre, secondo cui il Pil dell’Eurozona avrebbe registrato un -0,3% nel 2012 e un +0,6% nel 2013. La crescita attesa nel 2014 passa invece dall’1,4% all’1,3%.
Riviste al ribasso anche le stime sulla disoccupazione nella zona euro: se nel terzo trimestre, i calcoli della Survey Of Professional Forecasters stimavano una disoccupazione all’11,2% per il 2012 e all’11,4% per il prossimo anno. Le previsioni effettuate nel quarto trimestre, stimano che il tasso di disoccupazione nell’area si attesterà all’11,3% per quest’anno e all’11,6% nel 2013. Ma ad essere più marcato è il peggioramento delle prospettive per il 2014, dove il tasso di disoccupazione atteso passa dal 10,8% all’11,2%.
L’economia stenta quindi a ripartire, alla base di questo processo ci sono molte cause che frenano ancora la ripresa e alcune di queste sono state indicate dalla Bce stessa: la disomogeneità della ripresa a livello mondiale e il necessario processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario.
La Banca centrale europea tuttavia indica quali misure adottare per far sì che tutto cambi, in meglio. Stando alle indicazioni fornite dall’Eurotower, i paesi dell’Eurozona devono proseguire il cammino delle riforme strutturali, in particolare per quanto riguarda il mercato del Lavoro, con quest’ultimo che deve essere reso ancora più flessibile di quanto non lo sia già. “Le riforme strutturali – si legge nel bollettino mensile – sono di importanza cruciale per rafforzare il potenziale di crescita dei paesi dell’area dell’euro e incrementare l’occupazione”.
Un mercato del Lavoro quindi più flessibile, in quanto i “progressi evidenti” nella correzione del costo del lavoro e degli squilibri nelle partite correnti non sono sufficienti, secondo il giudizio della Bce, che ribadisce: “Occorrono ulteriori misure per accrescere la flessibilità e la mobilità del mercato del lavoro in tutta l’area”.
Tuttavia, in caso di necessità, l’istituto guidato da Mario Draghi si è detto pronto ad avviare gli acquisti di titoli di Stato previsti dal cosiddetto “piano anti-spread”, che “contribuiranno a scongiurare scenari estremi, limitando quindi nettamente i timori circa il concretizzarsi di forze nefaste”.
Da parte loro, però, i governi della zona euro devono proseguire con il risanamento dei conti pubblici, che “sta producendo effetti positivi”.
“E’ fondamentale – spiega nel bollettino mensile la Bce – continuare a impegnarsi per ripristinare posizioni di bilancio solide, in linea con gli impegni assunti nell’ambito del Patto di stabilità e crescita”.
“La piena aderenza al quadro rafforzato per le finanze pubbliche e la governa nell’Ue, compresa la rapida attuazione del patto di bilancio, invierà un segnale forte ai mercati e rafforzerà la fiducia nella solidità dei conti pubblici”.
Gli esecutivi europei, ha ribadito il numero uno dell’Eurotower Mario Draghi, devono tener conto di un aspetto: la Bce interverrà in aiuto solo di quegli Stati che accetteranno “di seguire un programma ben preciso. Spetta ancora ai governi lo sforzo maggiore per il recupero della credibilità”. Credibilità necessaria per garantire all’economia dell’eurozona di ripartire, necessaria come “i 4 pilastri”: “l’unione bancaria, poi quella fiscale, quella economica infine quella politica”. L’anno che si sta per chiudere definitivamente, ha commentato il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi di Milano, “sarà ricordato, non solo per la crisi del debito sovrano e delle sue ripercussioni sull’euro e la sua conseguente debolezza, ma anche per le risposte date dalla Bce, dai governi e dall’Unione europea”.
M.S.

 

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