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Il curioso caso del titolo storpiato

di Martina Marotta

E’ stato presentato al Festival internazionale di Roma il nuovo film di Sylvester Stallone, Bullet to the head (letteralmente tradotto “Pallottola in testa”): solamente leggendo il titolo si può immaginare che la storia sarà molto ricca di azione. Se poi contiamo che il protagonista è uno degli attori più famosi dell’action movie si riesce anche ad immaginare una possibile trama del film.
La novità è che può essere lo spettatore a votare il titolo del film, scegliendo tra tre opzioni messe a disposizione (i sondaggi possono essere trovati sui siti di Cineblog, Screenweek e Badtaste.it). Bella, bellissima idea. Ma chissà perché, forse per disorientare gli spettatori o semplicemente far fare loro una risata prima di entrare in sala, la scelta dei tre titoli risulta involontariamente ridicola:

– Jimmy Bobo
– Le regole di Jimmy Bobo
– Il codice di Jimmy Bobo.

Questo nome riporta inevitabilmente alla pubblicità italiana (e burlona) che Stallone fece per una nota marca di salumi, dove il suo personaggio si chiamava “Bubi”. Nessuno mette in dubbio che “Jimmy Bobo” sia una regola da copione, l’inevitabile nome del protagonista nella versione americana, ma perché modificare in questo modo il titolo? Ognuna delle possibili opzioni sembra fare il verso a titoli più famosi (Il codice da Vinci? Le regole della casa del sidro? Le regole della truffa?), e non sarebbe neanche la prima volta che accade uno storpiamento simile.
Primo, fra tutti, è l’osceno titolo che hanno dato ad un film geniale e dolcissimo quale The eternal sunshine of the spotless mind, con protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet.
Il titolo originale non solo riprende una parte del film stesso, ma è anche tratto da una famosa poesia di Alexander Pope (in italiano letteralmente tradotto come L’infinita luce del sole della mente immacolata). Ma no, un titolo così non sarebbe stato compreso dall’italiano medio secondo i mass media, perciò perché non cambiarlo in Se mi lasci ti cancello, seguendo la scia dei titoletti già appioppati ad altri film al cinema quali Se mi lasci ti sposo o Se scappi ti sposo? Ecco come rovinare con poche parole l’atmosfera di un film: alzi la mano chi non ha inizialmente pensato che questo film si trattasse dell’ennesima commediola di Jim Carrey, rimanendo invece sconcertato nel constatare che si trattava di tutt’altro.
E che dire del famosissimo The sound of music (“Il suono della musica”), musical interpretato da Julie Andrews, trasformato in un ambiguo Tutti insieme appassionatamente?
Per non parlare degli horror anni ’70 – ’80: alcuni titoli particolarmente intuitivi nella versione americana quali Evil dead e The Texas chainsaw massacre, sono diventati sciapi e quasi comici titoletti all’italiana con La casa e Non aprite quella porta.
Il risultato di anni ed anni di storpiature a fini commerciali sono un numero imprecisato di film sottovalutati, pellicole ritenute ridicole solo dal testo.
Ma anziché imparare dai propri errori, chi c’è dietro a questo scempio non ha ancora capito che non si è più dei pecoroni, e nessuno si disinteresserebbe se un titolo americano fosse tradotto alla lettera (o almeno, reso di significato simile, come The hangover, “Una notte da leoni”).
Salvate il soldato Jimmy Bobo, da una traduzione crudele in atto.

 

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