In arrivo il congedo parentale a ore per mamme e papà
Non sappiamo come William e Kate intenderanno conciliare impegni e famiglia, ma in compenso sappiamo che le mamme e i papà – quelli “normali” – potrebbero presto decidere di lavorare per metà giornata in modo da impiegare il resto del tempo alla cura dei figli. È allo studio del governo, infatti, la bozza di decreto che, seguendo la direttiva europea, prevede il congedo parentale a ore fino a agli otto anni di età dei figli. Allo stato attuale, invece, il periodo di astensione dal lavoro può essere suddiviso per giorni e non su “base oraria”.
Nel 2010 in Italia (dati Istat) sono state circa 380 mila le lavoratrici dipendenti che hanno beneficiato dell’astensione obbligatoria per maternità. Tra le neo-mamme, il 91% ha un contratto a tempo indeterminato (e vive al Nord nel 58% dei casi), il 9% a tempo determinato (di cui il 52% concentrato nel Sud e nelle Isole). Stando al Rapporto sulla coesione sociale dell’istituto nazionale di statistica “ammontano a 286 mila i lavoratori dipendenti che hanno usufruito di congedi parentali (astensione facoltativa) nel 2010. Di questi, il 93,5% ha un contratto a tempo indeterminato (nel Nord si concentra il 67% dei congedi parentali con contratti a tempo indeterminato). Fra i lavoratori che hanno goduto dei congedi parentali pur non avendo il posto fisso (6,5%), quasi i tre quarti (74%) sono concentrati al Sud e nelle Isole”.
Già in passato il governo non aveva escluso l’ipotesi di equiparare il ruolo di mamma e papà. Anche perché i figli con una madre lavoratrice sono a minore rischio povertà. Tuttavia le donne sono a ancora oggi una forma di welfare celato, cosicché il peso della famiglia grava quasi esclusivamente su di loro. “L’indice di asimmetria del lavoro familiare, ossia quanta parte del tempo dedicato al lavoro domestico, di cura e di acquisti di beni e servizi è svolta dalle donne – si legge nel Rapporto Istat sulla coesione sociale –, indica che il 71,3% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne. Nelle coppie con entrambi i partner occupati, il maggior grado di asimmetria si osserva tra le coppie con i figli residenti nel Mezzogiorno (74,6%), in quelle in cui l’età del figlio più piccolo sipera i 14 anni (74,6%) e quelle in cui la donna ha un titolo di studio basso (72,2% nel caso di licenza elementare o media). Le donne, in particolare quelle occupate – viene spiegato –, sono penalizzate anche per il tempo libero. Il gap di genere si riduce nel tempo, ma resta a livelli elevati: gli uomini dispongono di 59 minuti in più di tempo libero rispetto alle donne, venti anni fa la differenza era di 1 ora e 14 minuti”.