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Ecco l’Italia: aumentano i residenti

“Cresce la popolazione residente ma non quella costituita da italiani”, è questa la conclusione principale che emerge dal 15esimo censimento Istat che, è vero, segnala un aumento della popolazione a 59.433.744 unità nel 2011 rispetto ai 56.995.744 del 2010, ma sottolinea anche che l’aumento si deve soprattutto alla crescita di residenti stranieri.
Mentre l’aumento generale di residenti è del 4,3%, la popolazione italiana è diminuita di circa 25 0mila unità mentre risulta in aumento, come già detto, quella straniera: +2.694.256 unità.
Nel dettaglio i residenti stranieri sono in aumento in tutte le regioni italiane, mentre il calo più sostanzioso di residenti italiani si registra nel Mezzogiorno, in Piemonte, in Liguria e in Friuli Venezia Giulia.
L’aumento generale della popolazione si registra invece soprattutto in Trentino Alto Adige del 9,5%, in Emilia-Romagna dell’8,5%, nel Lazio del 7,6%, il Lombardia del 7,4% e nel veneto del 7,3%. Nel Sud e nelle Isole si sono registrati invece gli incrementi più lievi, come im Campania, Puglia e Sicilia dove la crescita è solo dell’1%, o addirittura perdite di popolazione come in Molise, Basilicata e Calabria dove i residenti sono calati del 2%.
Dal censimento risulta anche che in Italia ci sono più donne che uomini, precisamente 93,7 uomini ogni 100 donne. Geograficamente non risultano differenza significative se non per il fatto che nel centro la percentuale di uomini scende al 92,3%, “mentre nelle regioni del Sud, nelle Isole e nel Nord-Est si attesta rispettivamente a 94,3% (6.783.667 uomini, 7.193.764 donne), 94,1% (3.219.998 uomini, 3.422.268 donne) e 94,2% (5.551.923 uomini, 5.895.882 donne)”.
A livello regionale il rapporto di mascolinità risulta più alto in Trentino-Alto Adige con un tasso del 95,9%), il più basso invece in Liguria con l’89,5%.
Il comune dove riultano più uomini è Valmana, nel cuneese, con 190,9 uomini ogni cento donne, dove ne risultano meno invece è Montebello sul Sangro in provincia di Chieti, dove si registrano 67,8 uomini ogni cento donne.
Aumenta la popolazione “anziana”, dunque sopra i 65 anni. Secondo l’Istat i residenti in Italia appartenenti a questa categoria sono passati dal 18,7% del 2010 al 20,8% del 2011, mentre nel 1991 era del 15,3%.
Aumentano anche i residenti sopra gli 85 anni, infatti “il loro peso sul totale della popolazione residente passa dal 2,2% del 2001 al 2,8% del 2011. In particolare, si registra un aumento del 78,2% nella classe 95-99 anni e del 138,9% in quella degli ultracentenari. Le persone di 100 anni e più, infatti, erano 6.313 nel 2001 (1.080 maschi e 5.233 femmine), mentre nel 2011 ne sono state censite 15.080, con una percentuale di donne pari all’83,7% (12.620 unità); 15.060 hanno una età compresa tra i 100 e i 109 anni; in undici hanno raggiunto i 110 anni, in sette i 111 e solo due donne alla data del 15° Censimento avevano compiuto 112 anni. La Lombardia è la regione in cui risiede il maggior numero di ultracentenari (2.391, pari al 15,9% del totale), seguita dall’Emilia-Romagna (1.533, 10,2%) e dal Veneto (1.305, 8,6%).
Nel corso degli ultimi dieci anni il numero di ultracentenari è raddoppiato in quasi tutte le regioni italiane ed è più che triplicato in Basilicata (da 43 a 137 persone, con un incremento percentuale pari al 218,6%). I residenti di 100 anni e più sono cresciuti del 204,0% nel Lazio, del 197,8% in Umbria”.
Nel dettaglio risulta che la città con più ultracentenari al 9 ottobre 2011 è Roma (se ne contano, infatti, 681).
“L’analisi territoriale – si legge nel comunicato dell’Istat – mostra una geografia dell’invecchiamento abbastanza variabile. Considerando l’età media della popolazione residente, che per l’Italia nel suo complesso è pari a 43 anni, le regioni del Sud presentano valori al di sotto del dato nazionale. In Calabria, Puglia, Trentino-Alto Adige e Sicilia l’età media è di 42 anni, mentre in Campania scende al livello minimo di 40 anni. Quattro sono le regioni che si attestano sul valore medio nazionale (Lazio, Basilicata, Veneto e Lombardia); nel resto della Penisola l’età media varia dai 44 anni di Sardegna, Valle d’Aosta, Abruzzo e Molise, ai 45 anni di Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Piemonte e Toscana, fino a toccare il valore massimo in Friuli-Venezia Giulia (46 anni) e Liguria (48 anni). Il comune mediamente più giovane è Orta di Atella, in provincia di Caserta, con una età media di 32 anni, il più vecchio è Zerba, in provincia di Piacenza, dove l’età media è di 65 anni”.
Istat riporta anche che i comuni più grandi d’Italia sono Roma con 2.617.175 residenti, Milano con 1.242.123, Napoli con 962.003, Torino con 872.367 e Palermo con 657.561. Quelli più piccoli, concentrati per lo più al nord sono in provicia di Sondrio, Pedesina con 30 e Menarola con 46 residenti. Morterone, in provincia di Lecco, con 34 residenti; Moncenisio, in provincia di Torino, con 42 e Briga Alta, in provincia di Cuneo con 48 residenti.
Tornando alla popolazione straniera, leggendo il rapporto si nota che nel corso dell’ultimo decennio è più che triplicata, registrando una crescita del 201,8%. Gli stranieri residenti in Italia passano quindi dall’essere 1.334.889 a 4.029.145. “Due stranieri su tre – spiega l’Istituto nazionale di statistica – risiedono nel Nord (35,4% nell’Italia Nord-Occidentale e 27,1% nel Nord-Est), il 24,0% nel Centro e solo il 13,5% vive nel Mezzogiorno. La componente femminile rappresenta il 53,3% del totale degli stranieri, valore che sale al 56,6% nel Meridione. Il rapporto di mascolinità, diminuito di oltre 10 punti percentuali rispetto al 2001, è di 87,6 maschi ogni 100 femmine. La variabile sesso non sembra incidere significativamente sulla distribuzione territoriale dei cittadini stranieri, tanto che la componente femminile si distribuisce alla stregua di quella maschile: nel Nord Italia risiede circa il 60% di donne straniere, nelle regioni centrali poco più del 24%. Quasi un quarto degli stranieri vive in Lombardia, circa il 23% in Veneto e in Emilia-Romagna e il 9% in Piemonte. Il Lazio e la Toscana totalizzano il 18%, la Campania il 3,7%. In tutte le regioni prevale la componente femminile, sebbene in Lombardia e in Veneto le percentuali di donne siano più contenute che altrove. L’Emilia-Romagna registra l’incidenza più elevata, con 104 stranieri ogni 1.000 censiti, seguita dall’Umbria (99,2‰), dalla Lombardia (97,6‰) e dal Veneto (94,2‰), mentre nel Sud e nelle Isole i valori dell’indicatore si riducono in misura consistente. Tra i grandi comuni, l’incidenza più elevata si registra a Brescia, con 166,1 stranieri ogni mille censiti.
Il 46% degli stranieri residenti ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, uno su quattro ha tra i 30 e i 39 anni. L’età media è di 31,1 anni e la componente maschile risulta più giovane (29,7 anni) di quella femminile (32,3 anni).
I comuni con l’incidenza più elevata di stranieri sul totale della popolazione censita sono Rocca de’ Giorgi (Pv) con 36,7 stranieri per 100 censiti, San Pio delle Camere (Aq) con il 27,6% e Airole (Im) con il 26,5% di stranieri.

 

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