In politica, è il caso di scendere o di salire?
Ma in politica, è il caso di scendere o di salire? È una domanda legittima, soprattutto in queste ore. Berlusconi scende in campo per la sesta volta, Monti sale ed è un novellino anche se più volte è già salito al Colle. Il linguaggio è una questione di abitudini? Forse. Tuttavia, dal 1994 ad oggi qualcosa è cambiato, se non proprio nei modi di dire – simili, sebbene concettualmente agli antipodi –, sicuramente nel mezzo.
Il messaggio a reti unificate con cui Berlusconi annunciava la propria discesa in campo ha fatto scuola nel suo genere. Quasi vent’anni dopo, il premier uscente Mario Monti si prodiga in un commento sibillino che subito telegiornali e testate varie non lasciano correre. Lo fa in pochi caratteri, sul “medium” del momento: Twitter. E la conclusione, neanche troppo affrettata, è che pure il professore scende, pardon, sale in campo. Berlusconi resta per lo più ancorato alla presenza televisiva e la maratona mediatica che lo ha visto impegnato negli ultimi giorni, talvolta persino in litigi in diretta, è certamente emblematica. Monti, al contrario, mantiene il suo aplomb, uno stile sobrio – ma eloquente – per cui 140 caratteri bastano e avanzano. Il salto comunicativo – dal 1994 al 2012 – non può che essere sintetizzato in questo modo:
Insieme abbiamo salvato l’Italia dal disastro. Ora va rinnovata la politica. Lamentarsi non serve, spendersi si. “Saliamo” in politica!
— Mario Monti (@SenatoreMonti) Dicembre 25, 2012