Gli studenti Erasmus e il voto (forse) negato
Una delle comunità italiane più consistenti all’estero, quella degli studenti Erasmus, forse non potrà votare alle prossime elezioni politiche. Diciamo forse, perché sul caso è intervenuta la Commissione europea, che ha chiesto all’Italia di tornare sui suoi passi e di rivedere le regole.
Le norme attuali, infatti, consentono solamente a determinate categorie di poter votare, tramite corrispondenza, pur vivendo fuori dai confini nazionali: il personale delle forze armate, agenti di polizia, professori e ricercatori universitari e gli iscritti nelle liste elettorali dell’Aire. Mentre degli studenti Erasmus, al momento circa 25.000, non vi è traccia.
Sul caso è intervenuto anche il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, che aveva spiegato: “Non potranno andare al voto (gli studenti Erasmus, ndr) perché proprio tecnicamente non è possibile, in quanto per potere essere elettori bisogna essere iscritti nelle liste elettorali dell’Aire e non sono previste per chi sta all’estero da meno di un anno. E poi non ci sono i tempi tecnici per istitutire delle liste elettorali. Ci vorrebbe una legge ad hoc che non è mai stata fatta”.
Spiegazioni, quelle del titolare del Viminale, che proprio non sono piaciute al presidente del Consiglio dimissionario, Mario Monti, il quale nella giornata di domenica aveva invitato proprio il ministro degli Interni e il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, “a fare tutto quanto è possibile per consentire il voto agli italiani che si trovano temporaneamente all’estero per attività quali il programma Erasmus”.
E così, dopo il richiamo del premier, è arrivato anche quello della Commissione europea. “Non vogliamo criticare le regole italiane – ha detto il portavoce Dennis Abbott, parlando con alcuni cronisti a Bruxelles – tuttavia sosteniamo gli sforzi dell’Italia affinché non siano discriminati e possano votare”.
Le leggi elettorali, ha riconosciuto Abbott, sono di competenza nazionale degli Stati membri ma, ha puntualizzato, “gli studenti all’estero non dovrebbero essere svantaggiati e la loro mobilità non deve essere disincentivata”.