Parigi nelle litografie di Marc Chagall
Attualmente presso la sede “L’arte Antica” di Torino si sta svolgendo una mostra sulle litografie di Marc Chagall (dal 7 Marzo 2013 al 27 Aprile 2013) che rappresentano i vari angoli della città di Parigi. L’esposizione prende in esame 20 litografie originali provenienti da diverse serie in cui i monumenti simbolo di Parigi si intrecciano con i temi che hanno accompagnato l’artista bielorusso lungo tutta la sua attività artistica: l’infanzia, la maternità, gli amanti. Tra le litografie sono presenti: “Vision de Paris” (1953), “Mere et Enfant Devant a Notre-Dame (1953), “Place de la Concorde” (1953) “Le Dimanche (1954) solo per citarne alcune.
I colori, le forme leggere quasi senza gravità e le figure fluttuanti che popolano questi sogni a colori hanno fatto dell’opera di Chagall una delle più amate e identificabili da tutti, indipendentemente dal mezzo tecnico scelto. Ma perchè Chagall, del quale si conosce un vasto catalogo pittorico ricorre così largamente alla grafica? Perchè per Chagall la sola produzione pittorica è limitante alla necessità di comunicare ai più la sua originale visione del mondo e gli intimi modi del suo spirito legati da sempre alla religiosità e al sociale, mentre la produzione fotomeccanica non consente di trasmettere appieno la complessità del suo pensiero. Nella litografia che invece permette alte tirature senza nessuna perdita di qualità dei fogli stampati e grande libertà nell’uso del colore, scorge il mezzo tecnico più idoneo allo scopo e in sintonia con il suo linguaggio artistico. Questa sua scelta artistica trova a Parigi riscontro nelle idee di stampatori, editori e galleristi che pubblicano con sempre maggiore frequenza, libri, riviste, singoli fogli o cartelle di grafica. E proprio l’uso liberale dell’arte della stampa è una delle componenti che decreta il successo degli artisti parigini del primo Novecento da Picasso a Mirò e Calder, da Matisse a Toulouse-Lautrec, Renoir e non ultimo Chagall.
La litografia è una tecnica di riproduzione meccanica delle immagini. Il procedimento venne inventato nel 1796 dal tedesco Alois Senefelder utilizzando una pietra delle cave di Solnhofen, cittadina nelle vicinanze di Monaco di Baviera. Il principio è estremante semplice: un particolare tipo di pietra opportunamente levigata e quindi disegnata con una matita grassa che ha la peculiarità di trattenere nelle parti disegnate (dette contrografismi) un sottile velo d’acqua che il segno grasso (detto grafismo) invece respinge. Passando l’inchiostro sulla pietra così trattata esso è respinto dalle parti inumidite e trattenuto dalle parti grasse. Al torchio topografico il foglio di carta riceve l’inchiostro che si deposita sulle parti disegnate e non sulle altre.
In litografia spesso si parla di edizioni correnti attribuendo un senso riduttivo al valore dell’opera, al contrario proprio perché l’ampia tiratura non è a scapito della qualità molti fogli hanno raggiunto valutazioni importanti, come i più di 1.200 stampanti da Renoir e Toulouse-Lautrec, che negli anni hanno superato le decine di migliaia di euro per foglio. Lo stesso sta avvenendo ormai da tempo per Chagall, Mirò, Matisse. Le litografie di Chagall su Parigi già preziose e introvabili lo stanno diventando sempre di più.