Le imprese costrette a chiudere i battenti
C’è chi (il ministro Flavio Zanonato, ad esempio) sostiene che sarà impossibile evitare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva. Lo aveva detto venerdì, parlando davanti all’assemblea di Confesercenti. Lo ha ribadito lunedì nel corso di un’intervista rilasciata a La Repubblica (“Non è che non voglio bloccare l’aumento dell’Iva. Dico – ha spiegato il ministro – che è molto difficile trovare le coperture, visto il poco tempo a disposizione. Comunque Saccomanni è impegnato a farlo e mi auguro davvero che ci riesca. Ora la palla è nelle sue mani, speriamo in un miracolo”).
Un miracolo che sembrerebbe necessario per evitare il collasso dell’economia italiana. L’aumento dell’Iva avrebbe infatti, ha spiegato in un’intervista a Il Messaggero il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, “un impatto disastroso”.
“La base imponibile – ha poi spiegato Sangalli – si ridurrà a causa della naturale contrazione dei consumi dovuti all’aumento del prezzo finale”.
In sostanza si andrebbe così ad aggravare una situazione già difficile di suo, con il potere d’acquisto delle famiglie italiane in forte riduzione (-4,8%, secondo il rapporto annuale 2013 dell’Istat) a causa soprattutto dell’inasprimento fiscale e con i consumi in notevole contrazione. Davanti a tutte queste difficoltà, sono state molte le imprese costrette a chiudere i battenti e se nulla dovesse cambiare, assisteremo al crollo del numero di bar, locali, ristoranti e negozi d’abbigliamento. E se il trend registrato nei primi quattro mesi del 2013 dovesse continuare allo stesso ritmo, al primo gennaio del 2014, il numero delle imprese sarebbe di molto inferiore. Secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, bar e ristoranti registreranno infatti un saldo negativo combinato di 17.088 imprese, arrivando a perdere il 5% del totale di aziende registrate dicembre 2012.
Nel corso dell’anno, verranno aperti 6.714 bar, mentre 14.430 chiuderanno i battenti. Trend simile per i ristoranti (15.750 chiusure, 6.378 aperture).
Potrebbe andare addirittura peggio ai negozi di moda e abbigliamento: secondo Confesercenti, a scomparire saranno ben 11.328 esercizi, con una contrazione in termini percentuali pari all’8% sul 2012.
Dovrebbe subire effetti leggermente meno negativi il settore alimentare: il cui saldo previsto è di -4.701 unità (-3% sul 2012). Discorso diverso e decisamente peggiore per il settore dell’abbigliamento, che nel 2013 registrerà 4.593 aperture a fronte di 15.921 chiusure.