Adesso prevalga il bene comune
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Berlusconi a quattro anni per frode fiscale. Un nuovo capitolo si aggiunge, quindi, alla travagliata storia politica dell’Italia degli ultimi vent’anni. Un capitolo che apre scenari del tutto nuovi. E tutti da scrivere, perché mai come in quest’occasione le variabili in gioco sono moltissime e tutte dipendenti l’una dalle altre. I partiti – in primo luogo PD e PDL – i sindacati, l’opinione pubblica, i mercati, le imprese, come reagiranno? Ma già parlare di “gruppi” è azzardato, perché in quest’Italia frantumata, orfana dei grandi interpreti, saranno i singoli a scrivere la loro parte. Il Paese non è davanti a un bivio ma a una serie innumerevole di sentieri sconnessi e polverosi, smarrito e indifeso, mentre la tempesta economica continua a imperversare. Le istituzioni sono troppo fragili, le famiglie sofferenti, le imprese troppo deboli, per opporre resistenza al piano inclinato che stiamo discendendo. Eppure il Paese avrebbe le energie per emergere dall’abisso in cui sta sprofondando. Ma per ritrovarle e liberarle avrebbe bisogno di ritrovare una direzione, una missione, un obiettivo. Servirebbe la buona politica per uscire dalla crisi. Ognuno adesso si chieda ciò che è giusto e meglio per il Paese, lasciando da parte ambizioni e interessi personali. L’Italia non può aspettare.