Le larghe intese degli altri
Le larghe intese tanto vituperate in Italia a causa di anni di aspri confronti politici, sono quasi una costante per molti Paesi europei. Ne sa qualcosa Angela Merkel la quale, nonostante una vittoria larga ottenuta il 22 settembre (41,5% delle preferenze), ha avviato in questi giorni una serie di incontri (in particolare con Spd e Verdi) per individuare il partner giusto in vista di una Grosse Koaliton. Una realtà che comprende inoltre l’Austria, dove i socialisti della Spo e i popolari della Ovp hanno sì perso voti alle elezioni che si sono tenute domenica (circa il 2,2%), ma hanno comunque conservato la maggioranza dei seggi nel Nationalrat, l’Assemblea nazionale (a fronte, soprattutto, dell’avanzata del partito di destra Fpo).
Dunque larghe intese un po’ ovunque in nome della stabilità e di un governo forte che sappia rispondere con i fatti alla crisi economica. Per Frau Merkel si tratta persino della seconda volta. Già nel 2005, infatti, le strade dei “rivali” Cdu/Csu e Spd si unirono e oggi la Germania è l’economia trainante dell’Ue.
In Gran Bretagna, alle elezioni del 2010, soltanto l’accordo tra i conservatori di David Cameron e i liberaldemocratici di Nick Clegg ha permesso di sbloccare la situazione da hung parliament che si era venuta a creare dopo l’esito del voto. Una condizione, quest’ultima, più simile a quanto accaduto in Italia subito dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio quando l’assenza di una maggioranza certa ha costretto l’allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersami, a rinunciare all’incarico di formare il governo a causa di mancate alleanze post-elettorali. A seguire la rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale in cambio di un esecutivo di larghe intese a guida Enrico Letta. Con gli sviluppi che sappiamo.