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Fiducia nell’Europa, sfiducia nel Paese

di Giampiero Francesca

crisi_personeFiducia nell’Europa, sfiducia nel Paese. E’ quanto  emerge dall’ultima ricerca Ipsos, realizzata per l’89° giornata mondiale del risparmio. Basta analizzare il dato relativo alle aspettative per la situazione economica dei prossimi tre anni per osservare questa tendenza. Mentre il 37% del campione afferma infatti di riporre speranza nella ripresa europea, meno di un italiano su quattro crede nel miglioramento del nostro paese (24%) e il 47% prospetta finanche un peggioramento. Dati che non stupiscono se raffrontati con l’andamento delle indagini in materia degli ultimi dieci anni, ma che rappresentano, confrontati con quelli del 2012 un netto peggioramento. Dal 2004 ad oggi l’aspettativa degli italiani nei confronti della situazione economica europea, e ancor di più mondiale, appare prevalentemente ottimista (con l’eccezione del 2008 in cui gli indicatori segnavano rispettivamente un -5% e un -10%) mentre risulta decisamente pessimista per ciò concerne la prospettiva italiana. Solo nel 2009, infatti, la differenza fra sfiduciati e fiduciosi verso il nostro paese ha visto prevalere i secondi (+4%), rimanendo altrimenti sempre appannaggio dei primi con punte estremamente negative come negli anni 2007 (-35%) e 2011 (-30%). Una tendenza apparentemente contraddetta dalle rilevazioni del 2012 che avevo visto una diminuzione della sfiducia fino ad un -5%, ma che torna oggi a segnare una decisa flessione. Una flessione che ha riguardato, in maniera più contenuta, anche le aspettative personali degli intervistati, passate dal -5% del 2012 al -7% del 2013. In particolare è crollata, negli ultimi dodici mesi, la fiducia giovanile (18-30 anni) scesa dal 24% al 4%. Un dato ancor più preoccupante se si considera la sostanziale stabilità di questo valore dal 2007 al 2012. Negli ultimi cinque anni era stata infatti proprio l’aspettativa ottimista dei più giovani a trainare in attivo l’aspettativa media della popolazione italiana, evidenziando una, prevedibile, proporzionalità inversa fra età e fiducia nel futuro. Fra gli elementi che maggiormente sembrano pesare per le prospettive di crescita del nostro paese emerge prepotentemente il rispetto delle regole, decisivo per il 67% degli italiani, l’istruzione, dalla scuola all’università, fondamentale per il 66% della popolazione, e un sistema giuridico chiaro ed efficace (60%). Senso civico, ricerca e giustizia sono dunque i punti cardine, e al tempo stesso gli anelli deboli, di un sistema che non riesce a dare fiducia ai propri cittadini. Sul banco di accusa per l’incapacità di riformare queste e molte altre materie sale dunque la cosiddetta casta. Così, fra le risorse fondamentali per il paese gli italiani vedono imprenditori e manager capaci (45%), una classe politica con visione strategica (43%) e un sistema bancario efficiente (43%). La situazione di instabilità economica pesa anche sulla fiducia nell’Unione europea in costante calo, scesa, dal 2009 ad oggi, dal 69% al 54% (-5% nell’ultimo anno). Una diminuzione trasversale che non ha risparmiato nessuna categoria o classe d’età, colpendo anche i settori da sempre maggiormente europeisti (come i lavori direttivi, la cui fiducia è scesa negli ultimi dodici mesi dal 56% al 48%). Una crisi nelle istituzioni europee che si manifesta in modo ancor più evidente nei riguardi dell’Euro. Scende infatti al 47%, con una flessione di 10 punti rispetto al 2012, la percentuale di italiani che vedono nella moneta unica un vantaggio sul medio periodo. Anche in questo caso che si tratti di disoccupati (63% nel 2012, 54% nel 2013), di lavoratori dipendenti (62% nel 2012, 50% nel 2013) o direttivi (64% nel 2012, 54% nel 2013) tutte le categorie appaiono colpite da una generalizzata sfiducia nelle possibilità dell’Euro di migliorare la propria condizione. Ancora una volta il segno di questo pessimismo può essere riscontrato nei giovani, cresciuti con la nuova moneta ma non per questo maggiormente ottimisti, la cui fiducia cala in maniera superiore alla media dal 58% del 2012 al 44% del 2013.

 

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