Cosa frena la competitività delle imprese
Sono tre i fattori principali che frenano la competitività delle imprese: la mancanza di risorse finanziarie, la scarsità di domanda e la burocrazia. E’ quanto emerge dal Censimento dell’industria e dei servizi 2011 condotto da Istat.
Entrando nel particolare si può osservare che il 40,4% delle imprese ritiene che l’ostacolo maggiore sia rappresentato dalla mancanza di risorse finanziare. Per il 36,8% è la scarsità di domanda, se non la totale mancanza, il freno alla propria competitività mentre per il 34,5% a fermare la competitività sono gli oneri amministrativi e la burocrazia. Tra le motivazioni, per il 23,2% dei casi, figurano anche i contesti socio-ambientali. Gravi per meno del 4% delle imprese invece sono fattori come la carenza di infrastrutture, la mancanza di risorse qualificate e la difficoltà nel reperire personale o fornitori.
Per quanto riguarda le piccole e micro imprese le difficoltà maggiori sono rappresentate dalla mancanza di risorse finanziarie e dalla burocrazia mentre per il 30% delle grandi imprese l’ostacolo maggiore è il contesto socio ambientale.
“I vincoli di tipo finanziario – rileva l’Istat – sono avvertiti dal 41,5% delle micro imprese, dal 37,3% delle piccole, dal 29% delle medie e dal 22,8% delle grandi. Le imprese che hanno indicato tra le modalità di finanziamento il credito bancario o il ricorso ad altri strumenti finanziari sono quelle che lamentano di più le difficoltà di tipo finanziario (rispettivamente il 48 ed il 47%) mentre le imprese che si autofinanziano risentono meno di questo tipo di vincolo (37%)”.
La mancanza di risorse finanziarie è segnalata come un ostacolo all’introduzione delle innovazioni da circa il 50% delle imprese. Solo il 10% delle aziende ritiene che l’esclusione dell’innovazione sia dovuta a fattori come la mancanza di informazioni sui mercati, sulle tecnologie o l’assenza di personale qualificato.
Guardando invece alla mancanza o alla scarsità di domanda, risulta che questo fattore colpisce in modo più o meno uniforme tutte le classi dimensionali delle imprese. Per quanto riguarda i settori, sembra che quello che ritiene più un ostacolo questo fattore sia l’industria in senso stretto e il settore delle costruzioni, per il 44% dei casi, segue quello del commercio, con il 38,5% e quello degli altri servizi per il 29,3%.
“Le imprese del commercio e dei servizi – si legge nella nota – soffrono più i problemi derivanti dal contesto socio-ambientale in cui operano, coerentemente con il loro maggior legame con il territorio in cui è localizzata l’attività. Scendendo a un maggior livello di dettaglio settoriale, nell’industria in senso stretto la mancanza di risorse finanziarie danneggia soprattutto la fabbricazione di mobili (51% delle imprese) e l’industria del legno (48,2%). Riguardo, invece, la mancanza o scarsità di domanda, sono la produzione di mobili e la stampa i settori in maggiore sofferenza, seguiti da quelli della fabbricazione di altre apparecchiature elettriche, della metallurgia e della fabbricazione di autoveicoli. Le difficoltà di tipo finanziario sono molto sentite anche in alcuni comparti del terziario, in particolare nei servizi di comunicazione e nelle attività di ricerca scientifica. Le attività commerciali (soprattutto al dettaglio) risentono di più del contesto socio-ambientale e quelle alberghiere di oneri amministrativi e burocratici”.
Stando invece alla ripartizione territoriale risulta che “la mancanza di risorse finanziarie tende a ridursi spostandosi da Sud verso Nord; viceversa i problemi causati dalla burocrazia e dalla scarsità della domanda sono segnalati meno frequentemente dalle imprese del Sud e delle Isole; infine, la rilevanza del contesto socio ambientale tende ad essere più elevata nelle regioni del Sud e delle Isole e più bassa nel Centro e nel Nord-est”.
(fonte: Istat)