Festival internazionale del film di Roma/5
In quest’ultimo racconto del festival capitolino ci soffermiamo sulle ultime pellicole che hanno concluso la kermesse prima di riepilogare i vincitori di quest’ottava edizione. Alla fine il concorso spara la pallottola più roboante. La metafora calza a pennello per il film del geniale e instancabile regista giapponese Takashi Miike, The mole song – undercover agent Reiji tratto dall’omonimo manga di Noburu Takahashi. La derivazione fumettistica è evidente alla prima occhiata tra costumi sgargianti, canzoni in stile Yattaman e trovate fuori dalla norma ma soprattutto nella caratterizzazione del protagonista il solito idiota–volenteroso (in stile Eikichi Onizuka o Kintaro Oe) che attraverso la sua caparbietà riesce a superare gli ostacoli. Il boss Crazy Papillon e l’agente sotto copertura Reiji Kikukawa vi porteranno in un mondo malavitoso e colorato per un film esagerato ed esuberante. Un tripudio per gli occhi e il divertimento del pubblico.
Prima di soffermarci sui film che concludono il festival andiamo a riprendere un film passato giorni addietro fuori concorso ed adesso nelle sale. La pellicola è Au bonheur des ogres (Il Paradiso degli orchi) di Nicolas Bary adattamento del primo romanzo di successo della saga Malaussène creato da Daniel Pennac. Il film riesce a riportare sul grande schermo la stralunata famiglia del protagonista che si rispecchia nello sguardo sognante del protagonista Raphael Personnaz. L’opera risulta garbata e piacevole lasciando a fine proiezione un sorriso sul volto degli spettatori.
Chiude il festival l’action di Hong kong The white storm del regista e produttore Benny Chan. Il film tenta di riportare in auge i grandi fati dell’action anni’80 di John Woo e soci., riprendendo i topoi classici del genere come l’amicizia virile ed indissolubile, una vena di malinconia e romanticismo e soprattutto la sparatoria finale con cataste di morti ed il sacrificio catartico. La pellicola, non mancante di tempi morti e cali di sceneggiatura, risulta un degno omaggio a quel cinema. Gli spettatori più attenti rintracceranno anche molte citazioni, per un’opera che tenta di avvicinarsi ai grandi maestri senza raggiungere quelle vette.
Il festival ha anche consegnato Il Maverick Director Award (il premio alla carriera del festival) a Tsui Hark, grande maestro di genere della Hong Kong New Wave. Qui porta in dono la sua ultima fatica Young Detective Dee: Rise of the sea dragon 3D, sorta di prequel di Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma.
Infine concludiamo con i premi di quest’ottava edizione. Il Marc’Aurelio d’oro per il miglior film è andato a Tir di Alberto Fasulo, mentre il micro thriller di Kyoshi Kurosawa Seventh Code si porta a casa la miglior regia e il premio al miglior contributo tecnico, mentre il premio speciale della giuria a Quod erat demonstrandum e quello per la miglior sceneggiatura a I am not him di Tayfun Pirselimoglu. I premi per le migliori interpretazioni sono tutti made in USA, premiata la voce di Scarlett Johansson in Her e Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club. Il premio BNL del pubblico è andato allo stesso Dallas Buyers Club di Jean –Marc Vallée. Nelle sezioni parallele vincono Nepal forever di Aliono Polunina ( CinemaXXI ) e il finlandese The Disciple di Ulrika Bengts ( Alice nella città).