Imprese non profit: ecco l’Italia che va | T-Mag | il magazine di Tecnè

Imprese non profit: ecco l’Italia che va

La ricerca Tecnè presentata in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità

assistenza_sociale_imprese_non_profitIl settore del “non profit” non sembra subire gli effetti della crisi economica. Questo è quanto emerge dalla ricerca Tecnè, presentata in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, nel corso di un incontro/dibattito promosso dalla Fondazione S. Lucia (Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico) e dal Consorzio Sociale COIN, che ha visto la partecipazione del Presidente della Camera, Laura Boldrini, del Sottosegretario del Ministero della Salute Paolo Fadda, dell’Assessore regionale alle Politiche Sociali e Sport, Rita Visini, del Presidente Nazionale Legacoop, Giuliano Poletti e di Francesco Rampi, Presidente CIV Consiglio di Indirizzo e Vigilanza INAIL.
In dieci anni (2001-2011), rileva la ricerca, il numero di occupati nel “non profit” è cresciuto del 39,4% (681 mila unità). Un trend decisamente diverso rispetto alla media generale, che ha visto crescere il numero degli occupati del 2,8%. Nello stesso periodo di tempo gli addetti delle imprese sono aumentati del 4,5%, mentre quelli delle istituzioni pubbliche hanno subito una contrazione del 11,5%.
L’occupazione è calata, drasticamente, anche nelle imprese dell’industria e delle costruzione (-7,1%). Un calo, quest’ultimo, però compensato dalla crescita del numero degli occupati nel commercio (+3,3%) e nei servizi alle imprese (+2,6%). La crescita degli occupati nel “non profit”, registrata tra il 2001 e il 2011, ha riguardato in particolare il settore sociosanitario (3,0%) e quello dell’istruzione (5,6%). Ma a crescere – notevolmente – nel settore “non profit” è stato anche il numero delle unità attive (+28%, ovvero 301mila unità), dei volontari (+43,5%, 4,8 milioni di unità), dei lavoratori esterni e di quelli temporanei. Cresciuti rispettivamente del 169,4% (271mila unità) e del 48,1% (6mila unità).Ed è proprio dal “non profit”, che arriva il maggior numero delle offerte di lavoro (il 41%). Il “non profit” ha fatto registrare buone performance anche in altri settori, come quello degli investimenti in ricerca e sviluppo.
E così, mentre gli investimenti in R&S subivano – tra il 2001 e il 2011 – un calo nel settore pubblico (-2,8%), nelle imprese (-0,9%) e nelle Università (-2,7%, per inciso: la variazione, in questo caso, si riferisce al biennio 2009-2010), questi sono cresciuti del 2,2% nel “non profit”. Nel periodo compreso tra il 2001 e il 2011, è cresciuto considerevolmente anche il contributo del comparto “non profit” al Pil nazionale (+122,6%). Solo nel 2011, è stato del 3,4%. Ma il “non profit” ha offerto il suo contributo anche nell’aumento del numero delle unità giuridico-economiche (ovvero le organizzazioni economiche), cresciute tra il 2001 e il 2011 del 9,3%. Un crescita trainata proprio dal “non profit” con il +28%. Più debole l’apporto delle imprese (+8,4%) e delle istituzioni pubbliche, che hanno fatto registrare un decremento notevole (-21,8%).

Sfoglia l’indagine Tecnè in pdf

 

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