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Tutti gli stereotipi sulle donne

donne_lavoroMatteo Renzi ha voluto dare l’esempio nominando sette donne e cinque uomini tra i componenti della segreteria del suo Pd. Ma in generale, inutile girarci intorno, le donne in Italia vivono a tutt’oggi una condizione discriminante. Non a caso per il 57,7% degli italiani la situazione degli uomini nel nostro Paese è migliore di quella delle donne. La pensa così il 64,6% delle donne contro il 50,5% degli uomini, secondo il report dell’Istat Stereotipi, rinunce, discriminazioni di genere. Dall’indagine emerge che secondo il 43,7% degli intervistati la donna è vittima di discriminazioni, trattata quindi in modo peggiore rispetto agli uomini.
Sembra che sia in atto una presa di coscienza del superamento dei tradizionali stereotipi: il 77,5% degli italiani, infatti, non è d’accordo che sia l’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia mentre l’80,3% dichiara di non esser d’accordo con il principio secondo cui gli uomini sarebbero dirigenti migliori delle donne. Altra fetta importante, composta dal 79,9% degli intervistati non pensa che gli uomini, in generale, possano essere leader politici migliori delle donne.
Il 67,7% della degli italiani ritiene che “per una donna le responsabilità familiari siano un ostacolo nell’accesso a posizione di dirigente”; per l’89,2% “gli uomini dovrebbero partecipare di più alla cura e all’educazione dei propri figli”; l’87,7% sostiene che “in una coppia in cui entrambi i partner lavorano a tempo pieno, le faccende domestiche dovrebbero essere divise in modo uguale”.
Nonostante ciò, il 49,7% del campione è d’accordo nel ritenere che “gli uomini siano meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche”. Il 76% delle persone in coppia considera la divisione del lavoro domestico giusta per entrambi i partner: si tratta del 76,8% degli uomini e del 75,3% delle donne. Solo metà della popolazione è contraria al fatto che, in condizione di scarsità di lavoro, i datori di lavoro diano la precedenza agli uomini.
In particolare, gli stereotipi sui ruoli di genere sono meno sentiti tra i giovani, tra le persone con titolo di studio più elevato e tra i residenti nelle regioni del Centro-Nord. Ad esempio, l’affermazione “è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia” trova d’accordo, sebbene sia un dato ancora elevato, solo il 43,3% degli under 34 contro il 66,9% dei più anziani.
Il 44,1% delle donne, contro il 19,9% degli uomini, afferma di aver dovuto fare rinunce in ambito lavorativo a causa di impegni e responsabilità familiari o semplicemente per volere dei propri familiari. Il 71,5% degli intervistati non ritiene di essere stato “svantaggiato” dal proprio genere nello svolgimento dell’attività lavorativa.
C’ è poi un 25,7% che dichiara di aver subìto “discriminazioni” in ambito scolastico o lavorativo. Caso in cui non emergono differenze di genere, anche se le donne più degli uomini dichiarano il genere come motivo di discriminazione. Più precisamente il 16,1% dichiara di aver subito discriminazioni sul lavoro mentre il 13,4% in ambito scolastico e universitario.
Sul piano dell’accesso al lavoro l’esperienza riportata più frequentemente è il non avere avuto il lavoro nonostante il possesso dei requisiti richiesti (56,8% dei casi); seguita dal non essere stato messo in regola (22%). Sul piano dello svolgimento dell’attività lavorativa al primo posto si colloca il clima ostile nei propri confronti da parte di colleghi e superiori (32,1%), seguita dal conferimento di mansioni di scarsa importanza e inferiori alla qualifica (21,9%). Il motivo più frequente delle discriminazioni subìte in ambito scolastico/universitario è, invece, il fatto di appartenere a una “famiglia diversa da quelle della maggior parte dei compagni, per es., perché più ricca o più povera” (34%), seguito dal non avere giuste conoscenze” (22,3%) e dall’aspetto esteriore” (17,9%).

 

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