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Reddito disponibile delle famiglie in calo dell’1,9%

redditoNel 2012 il reddito disponibile delle famiglie italiane si distribuisce per il 30,9% nel Nord-ovest, per il 22,3% nel Nord-est, per il 25,7% nel Mezzogiorno e per il restante 21,1% nel Centro. Rispetto al 2011 l’aggregato nazionale è diminuito, in valori correnti, dell’1,9%. La flessione è stata generalizzata e ha coinvolto tutte le regioni.
L’area del Paese che ha registrato il calo più contenuto è il Mezzogiorno (-1,6%). In particolare, le diminuzioni più limitate riguardano Basilicata (-0,8%) e Abruzzo (-0,9%). Nel Nord-est la riduzione è stata dell’1,8% con risultati più contenuti per Friuli Venezia Giulia (-0,9%) e provincia autonoma di Trento (-1,5%). Le altre regioni hanno registrato diminuzioni pari a quella media nazionale o leggermente più marcate (-2% per Emilia Romagna).
Una diminuzione del reddito disponibile maggiore di quella media nazionale ha, invece, caratterizzato Nord-ovest e Centro (-2% in entrambe le ripartizioni). Nel Nord-ovest il risultato negativo della ripartizione è riconducibile essenzialmente a Valle d’Aosta e Liguria (entrambe -2,8%) che, anche su scala nazionale, registrano la contrazione più marcata. Nel Centro sono Toscana (-2,3%) e Lazio (-2%) a registrare flessioni superiori alla media nazionale.
Le famiglie residenti nel Nord godono del livello più elevato di reddito disponibile per abitante, con valori quasi identici per Nord-ovest e Nord-est (di poco superiore a 20.300 euro per entrambe le aree) e significativamente superiori alla media nazionale (pari a circa 18.000 euro). Nel Centro il valore si attesta attorno ai 18.700 euro, mentre risulta molto più basso nel Mezzogiorno (circa 13.200 euro), con un differenziale negativo del 35,2% rispetto a quello del Nord e del 24,9% rispetto alla media nazionale.
Considerando le singole regioni, in testa alla graduatoria del reddito per abitante si trova Bolzano, con circa 22.400 euro pro capite, seguita da Valle d’Aosta (poco al di sotto dei 21.800 euro) e Emilia Romagna (circa 21.000 euro). Campania (inferiore a 12.300 euro), Sicilia (attorno ai 12.700 euro) e Calabria (circa 12.900 euro) sono le regioni in cui il reddito disponibile per abitante è più basso.
I redditi da lavoro dipendente tengono solo nel Nord-ovest
I redditi da lavoro dipendente sono la componente più rilevante nella formazione del reddito disponibile delle famiglie (con un’incidenza superiore al 50% in tutte le regioni). Nel 2012, su base nazionale, il livello di tale aggregato è rimasto invariato rispetto al 2011, nonostante un calo generalizzato dell’occupazione dipendente (-1,2%).
La variazione rispetto all’anno precedente è stata positiva solo nel Nord-ovest (+0,2%), dove tutte le regioni registrano variazioni positive, ad eccezione della Valle d’Aosta (-0,7%). All’opposto, nel Nord-est la dinamica dei redditi da lavoro dipendente è lievemente negativa (-0,2%), con una diminuzione più marcata in Veneto ed Emilia-Romagna (-0,2% in entrambe le regioni). Invariati rispetto al 2011 risultano i redditi da lavoro dipendente delle famiglie del Mezzogiorno: in questa ripartizione si registrano sia alcune diminuzioni significative (-0,5% in Basilicata, -0,4% in Molise), sia moderati incrementi (+0,3% in Abruzzo e in Campania).
Nel 2012 il reddito misto, che rappresenta il risultato dell’attività imprenditoriale svolta dalle famiglie nella loro veste di produttori2, registra, in valori correnti, una considerevole riduzione a livello nazionale (-5,1%). Il calo è superiore a quello medio nazionale nel Centro (-6,1%), dove tutte le regioni (tranne l’Umbria, -5%) segnano variazioni superiori alla media, e nel Mezzogiorno (-5,4%). In quest’ultima ripartizione vi sono sia regioni con marcate riduzioni (Puglia, -6,9%) sia altre che registrano diminuzioni decisamente più contenute (Basilicata, -2,3 e Abruzzo, -2,7%). Nel Nord-est, la flessione del reddito misto è pari al 4,2%: meno marcate le diminuzioni per Friuli Venezia Giulia (-0,8%) e provincia autonoma di Trento (-2,6), mentre un calo maggiore si osserva solo in Emilia-Romagna (-5,8%). Anche nel Nord-ovest la riduzione è inferiore alla media nazionale (-5%), nonostante le performance fortemente negative di Valle d’Aosta (-8,6) e Liguria (-9,8%).
Il reddito che deriva alle famiglie dalla proprietà di abitazioni3 è la componente principale del risultato lordo di gestione. Tale aggregato nel 2012 è cresciuto su base nazionale del 2%, con tassi di variazione positivi in quasi tutte le regioni. L’aumento più marcato si è registrato nel Centro (+3,6%), con dinamiche particolarmente elevate nel Lazio (+4,2%) e in Toscana (+3,6). Nel Mezzogiorno l’incremento è del 2%, con un picco in Sicilia (+2,9%) e, all’opposto, cali in Calabria (-0,1%) e Basilicata (-1,4%). Più moderata di quella media nazionale è stata, invece, la crescita nelle regioni settentrionali. Nel Nord-ovest tale componente del reddito disponibile è aumentata dell’1,4%, con un risultato più favorevole per il Piemonte (+3,1%) e incrementi inferiori alla media nazionale nelle altre regioni e, in particolare in Lombardia (+0,7%). Nel Nord-est il risultato lordo di gestione è aumentato dell’1,5% ma solo in Emilia-Romagna (+3,1%) la crescita ha superato quella media nazionale mentre le altre regioni hanno registrato crescite modeste e la provincia autonoma di Trento ha segnato un risultato negativo (-0,7%).
La struttura dei redditi delle famiglie è caratterizzata da una elevata variabilità della dinamica dei redditi da capitale, che comprendono interessi, dividendi e altri utili distribuiti dalle società e dalle quasi-società, oltre ai fitti di terreni e ai rendimenti imputati delle riserve gestite dalle imprese di assicurazione in favore e per conto degli assicurati. A livello nazionale, nel 2012, tali redditi sono diminuiti del 3,1%, con cali più ampi nel Nord-est e nel Nord-ovest (rispettivamente -3,9% e -3,2%), La flessione è stata marcata anche nel Centro (-3,4%) mentre è risultata decisamente più contenuta nel Mezzogiorno (-1,7%) dove spiccano i risultati positivi di Molise e Basilicata (rispettivamente +1,7 e +1,4%). L’andamento dei redditi da capitale nelle aree del Paese è determinata dall’evoluzione delle diverse componenti: Nord e Centro hanno subìto l’effetto della pesante contrazione degli utili distribuiti dalle società con cali rispettivamente del 5,8 e 6,3%, mentre il Mezzogiorno ha beneficiato dell’andamento particolarmente favorevole degli altri redditi da capitale (+7%), sostenuti in particolare dal rendimento dei depositi postali.
Generalmente il flusso netto di redditi percepiti (c.d. “reddito primario”) risulta superiore al reddito disponibile delle famiglie, pur con significative diversificazioni territoriali (si veda il Prospetto 1) dovute essenzialmente agli effetti del processo di redistribuzione operato dalle Amministrazioni Pubbliche attraverso il prelievo di imposte e contributi sociali da un lato e l’erogazione di prestazioni sociali dall’altro.
Nel 2012 l’aumento delle prestazioni sociali nel Mezzogiorno e, soprattutto, nel Nord-est è stato superiore a quello medio nazionale (pari al 2%), con incrementi rispettivamente del 2,4 e del 2,6%. Nel Mezzogiorno l’incremento è stato sostenuto in Basilicata (+3,7%) e relativamente contenuto in Sicilia (+1,8%). Nelle regioni del Nord-est le dinamiche risultano più omogenee, con incrementi compresi tra il 2,5% (Bolzano) e il 3% (Trento). Aumenti meno consistenti si sono registrati nel Nord-ovest (1,9%) e nel Centro (1,2%).
Le imposte correnti pagate dalle famiglie sono aumentate, nel 2012, del 5,7%. La loro incidenza sul reddito disponibile al lordo delle stesse imposte è aumentata di 0,9 punti percentuali a livello nazionale (da 14,8 a 15,7%): il fenomeno ha interessato in maniera pressoché uniforme tutte le regioni. L’incidenza dell’imposizione fiscale corrente sul reddito delle famiglie si conferma maggiore nelle regioni settentrionali e centrali, con i valori più elevati in Lombardia (17,5%) e Lazio (17,3%). All’opposto il peso delle imposte è minore nelle regioni meridionali, con i valori più bassi in Calabria (12,3%) e Puglia (13,3%).
L’economia italiana nell’ultimo quadriennio ha attraversato, come è noto, una fase di crisi che ha avuto effetti negativi anche sull’andamento del reddito disponibile delle famiglie.
Il valore nominale del reddito disponibile nel 2012 è risultato di poco di superiore a quello del 2009 (+1%) ma le difficoltà non hanno colpito le regioni con la stessa intensità. Il reddito disponibile ha segnato un andamento più favorevole nelle regioni settentrionali, con una crescita complessiva dell’1,6% nel Nord-ovest e dell’1,7% nel Nord-est. Tra le regioni settentrionali, solo la Liguria ha subìto, nel periodo considerato, una diminuzione del reddito disponibile in termini correnti (-1,9%, il calo maggiore tra tutte le regioni italiane). Si trovano, invece, nel Mezzogiorno le regioni dove il reddito disponibile è risultato inferiore a quello del 2009: si tratta di Molise (-1%), Basilicata (-1,1%), Calabria (-1,2%) e Sicilia (-1,1%). Nelle regioni centrali la crescita complessiva è stata quasi nulla (+0,1%), con una variazione negativa in Toscana (-0,6%) (Figure 2 e 4).
Nel periodo 2009-2012, i redditi da capitale (-3,9%) e il reddito misto (-3,6%) sono, in generale, le componenti che hanno frenato maggiormente la dinamica del reddito disponibile delle famiglie.
Il reddito disponibile per abitante, espresso in valori correnti, ha subìto, tra il 2009 e il 2012, una contrazione dello 0,1%. Il calo risulta consistente al Centro (-1,2%), a causa soprattutto della performance negativa di Lazio (-2,1%) e Toscana (-1,8%), mentre la variazione risulta nulla nelle regioni settentrionali, dove si registrano sia diminuzioni (le più consistenti in Liguria e in Emilia Romagna, rispettivamente -1,6% e -1,4%), sia incrementi (+1,4% in Piemonte e in Friuli-Venezia Giulia). Nel Mezzogiorno, invece, il reddito disponibile per abitante è cresciuto leggermente (+0,2%), beneficiando anche della dinamica nulla della popolazione residente (cresciuta invece di oltre l’1,5% nelle altre aree geografiche).
Nel corso del periodo si è modificata la classifica delle regioni in base al reddito disponibile per abitante. Dal 2009 la provincia autonoma di Bolzano è stabilmente in testa alla graduatoria mentre la Valle d’Aosta ha superato l’Emilia-Romagna, che passa dalla seconda alla terza posizione.
Nella parte bassa della graduatoria Calabria, Sicilia e Campania occupano stabilmente le ultime posizioni.

(fonte: Istat)

 

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