Perché è difficile fare impresa in Italia
Nella classifica della Banca Mondiale sulla facilità di fare impresa, l’Italia si attesta al 25esimo posto tra i 28 Paesi dell’Ue e al 65esimo posto tra i 189 Paesi del mondo. Sono constatazioni trite e ritrite, ma che spiegano molto del sistema economico italiano. Che risulta bloccato il più delle volte dalla lentezza delle norme e della burocrazia. Una delle prime inefficienze che lamentano i piccoli imprenditori che hanno manifestato martedì a Roma.
Per non parlare dei costi. Quelli della burocrazia – spiega Rete Imprese Italia – “risultano sempre più gravosi per le Pmi: sono oltre 30 miliardi l’anno. Un peso enorme, pari a 2 punti di PIL, e che, su ciascuna azienda, pesa per 7.091 euro l’anno”.
Questi costi potrebbero diminuire di quasi nove miliardi se solo venissero attuati i provvedimenti di semplificazione varati negli ultimi cinque anni.
Per i soli adempimenti fiscali, ricorda Rete Imprese Italia, continuano ad essere necessarie 269 ore l’anno, vale a dire 34 giornate lavorative. Si tratta di oltre cento ore in più (13 giornate) rispetto alla media dei paesi dell’area euro e per gli adempimenti concernenti la sicurezza sul lavoro l’esborso economico annuale corrisponde a circa l’8% del costo del lavoro per il personale dipendente. Inoltre, prosegue l’associazione che racchiude le piccole e medie imprese, “lo Statuto dei Diritti del Contribuente viene continuamente disatteso: dalla sua emanazione, nel 2000, è stato derogato più di 400 volte” così come lo Statuto delle imprese, in vigore da novembre 2011, è largamente inapplicato. Secondo la Commissione europea, infatti, l’Italia è al di sotto della media europea in otto politiche su dieci pensate per le Pmi.
Altra tegola: in Europa, l’Italia ha il maggior debito commerciale della PA verso le imprese, pari al 4% del Pil. In pratica la nostra PA è la più lenta in Europa nei pagamenti alle imprese fornitrici. Tanto per rendere l’idea, nel 2013 la media è stata di 170 giorni e ha superato di 109 giorni la media Ue (che è di 61 giorni) e di 140 il limite di 30 giorni imposto dalla legge. Su questo aspetto è stata non a caso avviata la procedura d’infrazione da parte della Commissione europea.
(fonte: Rete Imprese Italia)