GIi squilibri economici eccessivi dell’Italia
La Commissione Ue mette in guardia l’Italia: gli “squilibri macroeconomici (debito alto, scarsa competitività, aggiustamento strutturale insufficiente, ndr) sono eccessivi”. Mentre l’invito, questa volta rivolto dal commissario agli Affari economici Olli Rehn, è sempre lo stesso: “affrontare gli squilibri, che richiedono urgenti politiche e realizzare le riforme per rafforzare crescita e occupazione”. Qualora l’Italia non dovesse adempiere ai propri compiti, adottando “misure adeguate” e mancando “ripetutamente” l’impegno a definire un piano di correzione “sufficiente” rischierebbe una sanzione finanziaria fino allo 0,1% del Pil (circa 1,5 miliardi di euro).
Il nostro Paese ha urgente bisogno di “surplus primari molto alti e al di sopra dei livelli storici” oltreché “di una crescita robusta del Pil per un periodo prolungato”. Appare quindi insufficiente l’incremento dello 0,1% registrato nel IV trimestre e certificato dall’Eurostat, secondo cui crescono anche l’Eurozona (+0,3%) e l’Ue a 28 (+1,1% su base annua).
Passaggi necessari per “ridurre il rischio di effetti avversi sul funzionamento dell’economia italiana”, che in virtù della propria “dimensione” potrebbe danneggiare – a sua volta – anche “la zona euro”. “Nel 2013 – conclude la Commissione – l’Italia ha fatto progressi verso il raggiungimento dell’obiettivo di medio termine (MTO), ma ciononostante l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare insufficiente vista la necessità di ridurre il debito ad un passo adeguato”.
In attesa delle riforme richieste, la Commissione europea ha declassato l’Italia, inserendola – insieme a Croazia e Slovenia – nell’elenco di quei Paesi i cui squilibri vengono definiti “eccessivi” e che pertanto meritano di essere sottoposti ad una stretta sorveglianza da parte della Commissione, a cui spetterà il compito di riferire gli eventuali progressi all’Eurogruppo e al Consiglio europeo.
E gli altri come se la passano? Leggermente meglio, sembrerebbe. In dieci Paesi (Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Ungheria, Olanda, Svezia, Finlandia, Regno Unito) gli squilibri macroeconomici non destano grandi preoccupazione e possono essere considerati sotto controllo.
Anche se la Commissione Ue non ha esitato a ‘bacchettare’ Francia e Germania. I primi perché poco competitivi e per il persistente calo dell’export, ma anche per l’elevato costo del lavoro (34 euro/ora, ndr) e il target di riduzione del deficit che non verrà rispettato. Berlino è stata invece ‘rimproverata’ per un surplus troppo alto nella bilancia commerciale tra import ed export (a dicembre e secondo l’ufficio di statistica Destatis, si è attestato a 18,5 miliardi di euro, risultando superiore alle attese degli economisti che avevano previsto un avanzo a 17,3 miliardi). Un appunto inevitabile, perché tale surplus è sintomo di un’alta competitività, ma certifica una scarsa domanda interna e una distribuzione delle risorse economiche inadeguata.
Poche (tre, per la precisione) sono le economie che – a detta di Bruxelles – non hanno squilibri: Danimarca, Lussemburgo e Malta. Un’ultimo inciso: i Paesi sotto programma aiuti (Portogallo, Cipro, Grecia e Romania) non sono stati presi in considerazione nel corso di questa analisi.