Che cos’è il G8
L’esclusione della Russia dal G8 e la cancellazione del prossimo summit del forum, previsto per giugno a Sochi (e sostituito da un incontro del G7 a Bruxelles) ha sollevato un vespaio di polemiche, commenti e accuse. Dalle parole sprezzanti di Vladimir Putin, che ha definito “non una grave perdita” questa espulsione, alle dichiarazione dei leader dei sette grandi, raccolte in una dichiarazione congiunta che sottolineava come “il diritto internazionale proibisce l’acquisizione di una parte o di un intero territorio attraverso la coercizione o la forza”, molto inchiostro si è speso per spiegare e interpretare il gesto fortemente voluto da Obama. Per capire meglio la reale entità di questa decisione e il peso internazionale dell’esclusione della Russia è però necessario fare un passo indietro, raccontando la storia del G8, i suoi compiti e i suoi poteri. Il G8 nasce, in realtà, nel 1975, come G6 con lo scopo di creare un tavolo di discussione per i capi di Stato e di governo delle principali democrazie industrializzate. Questo primo vertice era composto infatti da Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti. La necessità di istituire un luogo dove le grandi potenze potessero confrontarsi direttamente e simultaneamente era apparsa evidente dopo la crisi energetica del 1973 e la riforma del sistema monetario, successiva alla fine del sistema di Bretton Woods e della convertibilità in oro del dollaro. Così, su iniziativa del governo francese, veniva organizzato a Rambouillet, vicino Parigi, il primo forum delle sei grandi democrazie. L’attuale denominazione, G8, nasce dall’allargamento dei vertici che hanno visto la partecipazione, dal 1977, del Canada e, dal 1994, proprio della Russia. I temi trattati nei primi incontri furono, principalmente, di carattere economico e finanziario e videro la partecipazione dei soli capi di Stato e di governo.
Con gli anni ’80 e ’90 la materie trattate aumentarono coinvolgendo, prima, questioni politiche e di sicurezza, e poi argomenti trasversali come i cambiamenti climatici e la non proliferazione nucleare. L’estensione dell’agenda del G8 comportò così un maggiore coinvolgimento degli stati, con la partecipazione diretta dei singoli ministri, dall’ambiente al lavoro, dagli interni all’agricoltura, al fianco dei leader. Da un punto di vista strutturale e organizzativo questo forum si caratterizza per il carattere intergovernativo e per l’informalità dei suoi rapporti. Non esiste infatti né un segretario né strutture permanenti all’interno del G8, che si traduce, semplicemente, in una serie di incontri conviviali. Il G8 si struttura, paese per paese, sulla base di un triangolo istituzionale che ha come vertice il rappresentante personale del capo dello Stato o di governo, detto sherpa, e come base un rappresentante presso il ministero degli esteri (sous-sherpa esteri) e uno presso il ministero delle finanze (sous-sherpa finanze). Gli sherpa organizzano e preparano i vertici e sono i responsabili della stesura delle dichiarazioni finali. Per garantire l’applicazione degli impegni assunti inoltre sono stati costituiti gruppi di lavoro per temi specifici, come il Gruppo sulla sicurezza nucleare (NSSG – Nuclear Safety and Security Group) e quello sulla non-proliferazione (NPDG, Non Proliferation Directors Group). Accanto ai vertici dei leader un ruolo centrale viene svolto dalle riunioni ministeriali; incontri che hanno il compito di rispondere in modo più concreto alle esigenze esposte dai capi di Stato. L’emergere sul piano internazionale di nuove potenze ha però lentamente cambiato la funzione del G8. Sin dagli anni ’90 infatti uno dei compiti dei vertici è stato quello di intrecciare e sviluppare nuove relazione con i nuovi partner mondiali. A questo scopo, nel 2007, è stato avviato l’Heiligendamm Dialogue Process con Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa per discutere su temi caldi come il clima, l’energia, l’innovazione e lo sviluppo. Non è un caso se, dalla nascita del G20 nel 1997, le riunioni interministeriali del G8 sono notevolmente diminuite. Al di là della propaganda, dunque, l’esclusione del G8 non rappresenta, di per sé, un vuluns internazionale insuperabile. In quanto luogo di relazioni informali infatti il forum annuale può essere sostituito da altri tavoli di incontro che assolvono allo stesso compito. Non mancano certamente, ad oggi, le occasioni, per un paese come la Russia, di confrontarsi, singolarmente o simultaneamente, con le altre potenze mondiali e per trovare soluzioni ai nuovi equlibri del globo.