Il diario del Festival di Cannes/1
Un programma da veri cinefili è quello che ci attende per la 67º edizione del festival di Cannes. E, come sempre, sarà una corsa. Dalla sala Lumiérè, teatro delle concorso e delle proiezioni di gala, alle piccole sale Bazin e Bunuel, affollatissime di addetti ai lavori, fino ai cinema allestisti nei prestigiosi hotel della croisette, il tempo per riflettere, metabolizzare le pellicole, sarà poco. Così, approfittiamo di questa giornata di apertura, dedicata esclusivamente a Grace of Monaco di Olivier Dahan e Timbuktu di Abderrahmane Sissako, per organizzare un programma che non tralasci nulla di questa ricca manifestazione.
Iniziamo così guardando, ovviamente, il concorso, affollato come sempre di grandi registi e star. Dal ritorno di Michel Hazanavicious, autore del sorprendente The Artist, ai pluripremiati fratelli Dardenne, dall’onnipresente Ken Loach al maestro Godard, quasi ognuna delle pellicole in concorso sembra portare con sé interessanti spunti di riflessione. Non mancano, poi, gli autori di nicchia, come il turco Nuri Bilge Ceylan, la giapponese Naomi Kawase o il russo Andrey Zvyagintsev. Le sorprese più interessanti, le idee più innovative, il nuovo cinema andrà però cercato nella seconda sezione competitiva del festival, Un Certain regard. La selezione, che si aprirà domani con Party Girl di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis, regala, infatti, da sempre, un vero spaccato della cinematografia contemporanea. Non si potrà poi certamente mancare alle proiezioni degli autori di casa nostra. In concorso sarà infatti presentato Le meraviglie di Alice Rohrwacher mentre, proprio all’interno di Un Certain regard, passerà Incompresa, opera da regista di Asia Argento.
Intanto, quel che si è visto fino ad ora non ha sicuramente entusiasmato. Se si avessero avute grandi aspettative Grace of Monaco sarebbe stata una vera delusione; noi, di aspettative, non ne avevamo. Il film, interpretato fra gli altri da Nicole Kidman e Tim Roth, scorre via, molto lentamente, senza sussulti o pathos, lasciando del tutto indifferenti. Più interessante, pur nelle sue imperfezioni, è Timbuktu, prima pellicola in concorso. Quello di Abderrahmane Sissako è infatti uno sguardo asciutto sulla realtà del Mali, che, senza eccedere né sconvolgere, racconta sinteticamente le contraddizioni e la durezza di quella regione. Mentre la croisette brulica di elegantissime signore, fotografi, appassionati e giornalisti, noi ci accingiamo ad entrare nuovamente in sala, ci attende Mike Leigh con il suo Mr. Turner, biografia del pittore romantico William Turner.