I diario del festival di Cannes/5
È tornato il sole lungo la croisette. Le sempre lunghissime file per le sale iniziano però a risentire già del clima da fine festival. Un solo evento sembra ancora risvegliare, negli animi dei cinefili, la voglia matta di passare alcune ore in coda per una proiezione: Adieu au language di Jean-Luc Godard. Per provare ad evitare l’estenuante attesa rimandiamo a domani la visione del certamente controverso lungometraggio del maestro francese per dedicarci ad un’altra pellicola presente in concorso, Deux jours, une nuit dei fratelli Dardenne.
I due registi belgi, già vincitori di due palma d’oro (Rosetta e L’enfant), presentano a Cannes una profonda riflessione su un tema fondamentale della nostra società contemporanea: il lavoro. La storia di Sandra, il cui lavoro dipende dal risultato di un ballottaggio in cui i suoi colleghi devono scegliere fra il rinnovo del contratto della protagonista o un bonus di 1000 euro, è infatti un pesante atto di accusa verso una società che ha distrutto il valore fondamentale del lavoro. Da un punto di vista cinematografica, però, l’opera dei Dardenne è una lentissima e ripetitiva litania, in cui la stessa scena (la questua dei voti in suo favore da parte di Sandra) viene ripetuta per quattordici volte uguale a se stessa. Non di sola morale può vivere un film, per questo, la visione di Deux jours, une nuit appare davvero ardua.
Meno difficile da vedere ma sicuramente non riuscito è l’esordio alla regia di Ryan Gosling, presente ad Un Certain regard con il suo Lost River. Mélange non ben decifrabile di stili, autori, idee, cinema il film risulta quasi divertente per la sua imperfezione. A metà fra Velluto Blu di David Lynch e il suo mentore Nicolas Winding Refn, con una strizzata d’occhio alle pellicole di genere, da questa prima opera è assolutamente ancora impossibile decifrare quale possa essere il destino dietro la macchina da presa dell’attore canadese.
Dopo un giorno relativamente tranquillo ci attende ora un vero tour de force. Oltre a Godard domani sarà il giorno di Michel Hazanavicius, già autore di The Artist, e del sempre apprezzabile Ken Loach, che porterà a Cannes la sua ultima fatica, Jimmy’s Hall.