Dal mattone alla finanza, cambiano i comportamenti
Dal risparmio all’investimento: sono tante le variabili che mettono in luce i (nuovi) comportamenti degli italiani al cospetto della crisi economica. Perché quelle che fino a poco tempo erano certezze, o almeno un modo di fare consolidato, ora vengono messe in discussione da una situazione più incerta che condiziona gli atteggiamenti degli individui.
Spiega molto, ancora, l’Indagine sul Risparmio sulle scelte finanziarie degli italiani 2014 del Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo. Ad esempio il mattone non viene più percepito come la migliore forma di investimento. Le case messe in vendita, “magari per far fronte alle necessità sopravvenute in questi anni”, non sono comunque “prime case”. Tra una casa in proprietà e una in affitto si sceglie in ogni caso la prima. “Nel 2014 – si legge nel rapporto – la percentuale di risparmiatori acquirenti di una nuova casa ha toccato il minimo (7,6%): il 5,4% degli intervistati dichiara di aver acquistato negli ultimi dodici mesi un’abitazione per viverci (contro il 5,5% nel 2013); lo 0,8% una seconda casa (1%); lo 0,6% un’abitazione per i figli (1,1%); lo 0,8 per cento un immobile come investimento per integrare il reddito (1,1 per cento)”. I giudizi sull’investimento, tuttavia, sono sempre largamente positivi e il saldo di soddisfazione (69,8) è sempre il più elevato rispetto a tutte le altre forme di impiego, precisa chi ha condotto lo studio. “Numerosi indizi – affermano – fanno pensare a un possibile risveglio del mercato immobiliare; aumenta la quota di coloro che hanno ricevuto dalla propria banca un mutuo considerato «corrispondente» alle attese (65,1 per cento, valore più elevato dal 2012)”.
Il discorso cambia, invece, per coloro che dichiarano di detenere o aver detenuto obbligazioni negli ultimi cinque anni. C’è meno fiducia, per farla breve, negli strumenti finanziari. Tanto per rendere l’idea, nel 2006 la percentuale di risparmiatori che investiva soldi in questo modo era pari al 29 per cento mentre oggi è scesa al 20,1%. “Le obbligazioni si confermano comunque, rispetto alle azioni e agli strumenti di risparmio gestito, la asset class più diffusa tra coloro che effettuano investimenti mobiliari. La presenza di risparmiatori nei mercati azionari è in forte calo e la discesa sembra non arrestarsi. Nell’ultimo decennio, la percentuale di intervistati che ha dichiarato di investire in Borsa parte dei propri risparmi si è ridotta progressivamente: nel 2003 un intervistato ogni tre possedeva (o aveva posseduto) azioni; nel 2007 la proporzione era di un azionista ogni cinque italiani; oggi solo un risparmiatore su dieci investe in Borsa. Tra coloro che hanno investito in strumenti di risparmio gestito negli ultimi cinque anni, solo l’8,8 per cento lo ha fatto negli ultimi dodici mesi, percentuale in contrazione rispetto all’11,5 per cento del 2013 e al 18,3 per cento del 2012. Se da un lato diminuisce la quota dei nuovi sottoscrittori, nello stesso periodo e in linea con gli anni passati il 28,3 per cento dei possessori ha però incrementato il proprio investimento in forme di risparmio gestito”.