Prezzi fermi per le case ma calano le vendite
Nel terzo trimestre del 2014 la quota di agenti che hanno riportato un calo dei prezzi delle abitazioni rimane largamente predominante, ma sono emerse indicazioni di una riduzione del divario tra prezzi di domanda e di offerta. Il pessimismo degli operatori circa le prospettive di breve termine del proprio mercato si è attenuato, nonostante le attese di un nuovo calo dei prezzi. In un orizzonte di medio termine (due anni), il saldo relativo alle attese di miglioramento e di peggioramento delle tendenze del mercato nazionale è lievemente negativo (era lievemente positivo nella precedente rilevazione); sono aumentati gli operatori che prevedono condizioni stabili.
Nel terzo trimestre del 2014 resta complessivamente stabile il saldo tra le quote di operatori che segnalano un aumento e quelle che riportano una diminuzione dei prezzi di vendita delle abitazioni (a –65,3 per cento, da –66,4 della rilevazione di luglio). Tale risultato deriva da componenti eterogenee; nelle aree urbane e in quelle metropolitane il saldo si ridimensiona significativamente a –65,2 e –61,7 per cento (da –70,6 e –70,9 rispettivamente) mentre nelle aree non urbane e non metropolitane aumenta lievemente a –66,3 e –66,7 per cento (da –63,6 e –64,5 di luglio). Anche le quote relative ai giudizi di stabilità dei prezzi si confermano pressoché invariate (al 33,3 per cento da 32,5) dalla precedente rilevazione.
La quota di agenti che hanno venduto almeno un’abitazione nel terzo trimestre del 2014 è scesa al 64,4 per cento (68,1 nella precedente indagine). Il risultato, che risente della stagionalità particolarmente accentuata del trimestre estivo, è migliore di quello riscontrato nello stesso periodo del 2013 (del 59,8 per cento). I giudizi relativi alle condizioni della domanda hanno invece registrato un marginale peggioramento: il saldo tra gli agenti che riportano un aumento e quelli che indicano una diminuzione dei potenziali acquirenti si è leggermente ampliato a –22,7 punti percentuali da –20,5 della precedente rilevazione.
Il saldo fra le risposte di aumento e di diminuzione delle giacenze di incarichi a vendere è rimasto stabile (a 28,4 punti percentuali) mentre quello riferito ai nuovi mandati è lievemente aumentato (a 19,7 punti percentuali, da 18,1 in luglio). La principale causa di cessazione dell’incarico rimane il divario tra prezzi di domanda e di offerta (tav. 5). Sono tuttavia scese le quote di operatori che segnalano la percezione di prezzi di acquisto ancora troppo elevati (al 58,0 per cento, dal 62,4 della precedente rilevazione) e di offerte troppo basse (al 52,9 per cento, dal 55,1). È tornata a crescere l’incidenza di agenzie che riconducono la decadenza dell’incarico alla difficoltà di reperire un mutuo (al 37,3 dal 34,2 per cento).
La quota di acquisti finanziati con un mutuo ipotecario è diminuita (al 59,9 per cento, dal 62,9 della precedente rilevazione), al pari del rapporto tra prestito e valore dell’immobile (sceso al 59,3 per cento, dal 62,1), interrompendo in entrambi i casi il graduale aumento in atto da circa un anno.
(fonte: Bankitalia)