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L’effetto Jobs Act e le attese per il 2015

lavoro_imprese-1024x683Nei primi due mesi dell’anno le persone assunte a tempo indeterminato, con gli sgravi contributivi previsti dalla legge di Stabilità, sono state 275 mila secondo la Fondazione consulenti del Lavoro, quasi a confermare una sorta di “effetto Jobs Act”.
Nei primi venti giorni di febbraio, infatti, sarebbero state 76 mila le imprese che hanno fatto richiesta di decontribuzione in base a quanto previsto dal Jobs Act per le assunzioni a tempo indeterminato. A riferirlo è stato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, il quale ha poi ricordato che “una documentazione accurata per un’informazione il più possibile completa” sarà disponibile a fine maggio.
In effetti già Unimpresa aveva individuato nel mese di giugno il periodo ideale per stilare un primo bilancio sul Jobs Act, sostenendo che nel corso dell’anno saranno 250 mila le nuove assunzioni. Una quota più bassa rispetto a quella stimata dai consulenti del lavoro nei soli primi due mesi del 2015, che però precisano come in verità – nell’80% dei casi – risultino essere stabilizzazioni di collaborazioni a progetto, contratti a termine e partite Iva. In poche parole solo il 20% delle nuove assunzioni corrisponde ad un vero e proprio incremento occupazionale.
Dati Istat alla mano, il tasso di posti vacanti, in termini destagionalizzati, nel quarto trimestre 2014, è pari allo 0,5%, invariato rispetto al terzo trimestre del 2014 e pressoché analogo durante l’intero anno. Il tasso di posti vacanti comprende il lato della domanda e delle figure professionali che servono alle imprese e le attese nel breve periodo non superano il trend dello scorso anno.
Sul fronte delle ore lavorate, che la crisi economica ha eroso, nel quarto trimestre 2014 (nel complesso dell’industria e dei servizi di mercato) il numero è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Nei confronti del quarto trimestre del 2013 il dato risulta in crescita dell’1%.
Dunque, tra gli effetti più immediati del Jobs Act, si possono attendere dei miglioramenti in seno agli indicatori del lavoro nelle imprese, dati di solito dipendenti dalla fase congiunturale. In pratica, come osservato da Unimpresa, sono tre i contesti in cui avverranno le nuove assunzioni: dalla stabilizzazione dei precari, dal lavoro irregolare (che ha un peso di 25-35 miliardi di euro, coinvolgendo tra i 3 e i 3,8 milioni di occupati) e dalla platea, si spera la più vasta possibile, di disoccupati veri e propri che usufruiranno del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Per quanto riguarda le retribuzioni, nel complesso dell’industria e dei servizi di mercato, il 2014 si è concluso con una crescita per Ula (unità lavorative annue) al netto della Cig, dello 0,8% rispetto al quarto trimestre del 2013. L’aumento tendenziale, afferma l’Istat, è stato dell’1% per gli oneri sociali e dello 0,9% per il costo del lavoro (cioè la somma delle retribuzioni lorde e degli oneri sociali).

(articolo pubblicato il 17 marzo 2015 su Tgcom24)

 

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