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La Cina fa spesa in Italia

accordoLa presenza della Cina in Italia è sempre maggiore e non stiamo parlando solo di turisti. Negli ultimi anni, infatti, l’interesse di Pechino per le aziende nostrane è cresciuto notevolmente (anche grazie agli accordi firmati tra i premier Renzi e Li Kejiang lo scorso ottobre), tanto che nel corso del 2014 gli investimenti in Italia sono risultati i più alti tra i paesi dell’Eurozona e i secondi nel Vecchio continente, dopo il Regno Unito.
L’Ultimo “colpaccio” vede coinvolti il colosso statale ChemChina (China National Chemical Corporation) di Ren Jianxin e la Pirelli di Marco Tronchetti Provera. In base all’accordo raggiunto dai due colossi, la società (che comunque manterrà sede e centro di ricerca in Italia) sarà ripartita per una quota inferiore al 50% dagli italiani e i russi già presenti prima di quest’ultima intesa, mentre la quota controllata dai cinesi sarà compresa tra un minimo del 51% e un massimo del 65%.
Nel corso del 2014 sono stati circa quattro i miliardi spesi in Italia dagli investitori cinesi e al contrario di quanto si possa pensare, non hanno più riguardato solo marchi inerenti alla moda o all’agroalimentare. Certo, nella lista della spesa cinese non mancano i vari Krizia e Ferragamo, per la moda, o Sagra e Berio, per l’agroalimentare, ma la maggior parte degli investimenti hanno visto l’acquisizione di aziende di Stato.
È il caso, per esempio, di Eni ed Enel, delle quali la Banca centrale cinese detiene, rispettivamente, il 2,102% e il 2,071%. Anche Ansaldo Energia, il cui 40% detenuto da Finmeccanica, prima, e dalla Cassa depositi e prestiti, dopo, è passato ai cinesi della Shanghai Electric Group.
Non bisogna poi dimenticare la Cdp Reti (proprietaria del 30% di Snam, la società che gestisce la rete del gas, e Terna, che gestisce quella elettrica), anch’essa detenuta dal Tesoro, attraverso la Cassa depositi e prestiti, fino alla cessione del 35% alla State Grid of China. Quest’ultima è stata probabilmente l’operazione più consistete portata a termine in Italia da investitori della Repubblica Popolare: 2,1 miliardi di euro.
Non solo energia, anche aziende come Fiat Chrysler Automobiles (2% per 177 milioni di euro), Telecom (2,081% per 310 milioni di euro), Saipem, Mediobanca e Generali, hanno ceduto quote di minoranza a investitori cinesi. Da sottolineare poi il passaggio della Infront (la società che detiene i diritti della Serie A di calcio) alla Dalian Wanda per circa un miliardi di euro.

(articolo pubblicato il 23 marzo 2015 su Tgcom24)

 

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