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Cresce il traffico aereo globale ma non quello italiano

Secondo uno studio dell'Airports Council International Europe, l'incremento del numero di passeggeri in transito negli scali ha effetti positivi sull'occupazione

aereoMentre il traffico aereo globale continua crescere, grazie soprattutto all’area Asia-Pacifico, quello italiano nel primo trimestre del 2015 ha risentito della sfavorevole congiuntura economica.
Secondo i dati raccolti dall’International Air Transport Association (Iata), l’associazione che raccoglie circa 250 compagnie aeree a livello mondiale, nel mese di marzo il traffico aereo globale è cresciuto di 7,4 punti percentuali rispetto allo stesso mese dello scorso anno e di 6,4 punti rispetto a febbraio. Un incremento legato in gran parte al +17,9% messo a segno dal traffico aereo indiano che ha fatto realizzare all’area Asia-Pacifico un crescita del 13,5%.
Tutt’altra musica quella che suona nel nostro Paese: stando ai dati dell’Ibar, la federazione delle compagnie aeree nazionali, complice la congiuntura economica negativa, i flussi di traffico aereo da/per l’Italia sarebbero diminuiti dell’1,2% nel primo trimestre.
Sempre considerando il traffico che include l’Italia come luogo di partenza o di destinazione, l’Asia è l’area che, secondo i dati raccolti dall’Ibar, nei primi tre mesi dell’anno avrebbe riscosso più successo: il traffico aereo italiano nell’area asiatica è infatti cresciuto del 3,5% su base annua.
Nonostante i recenti cali, il nostro Paese rappresenta ancora un mercato di notevole importanza. Esclusi i biglietti emessi via web direttamente dalle singole compagnie aeree e considerati solo quelli venduti dalle 2.300 agenzie di viaggio affiliate alla Iata e le transazioni effettuate sui siti dei portali di vendita online, l’Italia conta 14,3 milioni di biglietti emessi nell’arco di un anno, di cui 4,5 milioni riferibili a viaggi intercontinentali, per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro.
Ma c’è di più: l’incremento del numero di passeggeri in transito negli scali aeroportuali ha effetti positivi sull’occupazione.
Effetti che, secondo uno studio dell’Airports Council International Europe (l’associazione che rappresenta oltre 450 aeroporti in 45 Paesi europei), variano a seconda del Paese e delle relative leggi sul lavoro, passando da 850 a 1.200 nuovi occupati. Tuttavia molto dipende anche dalle dimensioni dello scalo aereo e dal tipo di traffico gestito: negli aeroporti con meno di un milione di passeggeri l’anno, ad esempio, per ogni milione di viaggiatori in più si creano 1.200 nuovi posti di lavoro; negli scali con oltre 10 milioni di passeggeri annui, i nuovi occupati sono 850.

(articolo pubblicato l’11 maggio su Tgcom24)

 

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