In calo la fattura petrolifera italiana
Era dal 2008 che la fattura petrolifera italiana si aggirava intorno ai 30 miliardi di dollari (con un picco di 33,9 miliardi di euro nel 2012 e un minimo di 28,4 miliardi nel 2010), Quasi il doppio rispetto a quella relativa ai primi anni del nuovo millennio e più del triplo rispetto al 1995. Oggi, anzi più precisamente nel 2014, il calo della domanda (legato alla crisi economica) e il calo che ha interessato le quotazioni petrolifere hanno fatto riscendere la fattura italiana a livelli che non si vedevano da prima della crisi economica.
Lo scorso anno, infatti, secondo la Relazione annuale redatta da Unione Petrolifera, la fattura italiana si è attestata a 24,9 miliardi di euro, rappresentando oltre la metà dell’intera fattura energetica, che si è attestata a 44,2 miliardi di euro (anch’essa al livello più basso dall’inizio della crisi economica), per un peso del 2,7% sul Pil contro il 4% del 2012 e l’1,4% degli anni 90’.
Rispetto al 2013 il calo della bolletta petrolifera è stato di 18 punti percentuali (nel dettaglio da 30.450 miliardi di euro a 24.917) e le cause principali, segnala l’Up, sono state sostanzialmente due: la contrazione dei consumi, pari al -1,8% e il crollo dei prezzi del greggio stesso (determinato da un’elevata produzione a fronte di una domanda scarsa).
Stando ai dati, lo scorso anno il costo medio annuo di una tonnellata di petrolio si è attestato a 548,1 euro, in calo del 9,8% rispetto ai 607,5 euro di dodici mesi prima. Il peso della fattura petrolifera sul Pil è così sceso all’1,5% dal 2,1% di un anno prima, tornando ai livelli del decennio 2000-2010.
Ma, perché se i prezzi della materia prima sono scesi, non è successo altrettanto per i prodotti raffinati (in parole povere: i carburanti)? La Figisc Confcommercio (la Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti) spiega che se i prezzi non sono scesi è perché, a fronte di un calo dei prezzi del greggio, sono aumentate le voci di spesa sul prezzo finale alla pompa.
In particolare stiamo parlando di fattori come il cambio euro/dollaro, le quotazioni internazionali dei prodotti finiti, il ricavo o margine industriale e le imposte (che da sole hanno rappresentato per circa l’80% l’aumento dei prezzi finali tra il 2011 ed il 2014).
Rispetto alla media del 2011, spiega la Figisc, i prezzi sono aumentati, solo per la benzina, di 23 cent/litro nel 2012 (+5,7 euro cent a causa del cambio, +2,9 euro cent per le quotazioni, +1,7 euro cent per i ricavi industriali e +16,2 euro cent per le imposte), di 19 nel 2013 (in ordine: +3,1 cent, +0,4 cent, +2,5 cent e +17,3 cent) e di 18 nel 2014 (di cui +1,3 cent per il cambio, +0,4 cent per le quotazioni, +2,5 cent per i ricavi industriali e per 18,6 cent per le imposte).
(articolo pubblicato il 19 giugno 2015 su Tgcom24)