I giovani tra scuola e lavoro (e le raccomandazioni…)
Trovare un connubio tra scuola e lavoro è difficile. Lo è a studi conclusi, figuriamoci nel corso del percorso stesso. Tanto è vero che, tra gli intervistati dal Centro di Ricerca e Servizi Impresapiens per il progetto #NonCiFermaNessuno, la maggior parte ha dichiarato di non svolgere alcuna attività lavorativa, nonostante il 62,7% di essi desideri farlo.
Ovviamente gli studenti che lavorano lo fanno part-time, sono precari e non svolgono mansioni adatte al percorso di studi intrapresi né, tantomeno, ricevono un compenso adatto.
Nonostante tutto, il campione intervistato appare piuttosto fiducioso riguardo l’utilità del percorso formativo per l’occupazione futura anche se, in realtà, una buona quota (pari al 43%) non negherebbe una raccomandazione per ottenere un lavoro. Raccomandazioni che, secondo la maggior parte degli intervistati (il 57%), sarebbero più utili nel settore pubblico e nei concorsi che in quello privato.
“Spintarella” o no, i giovani studenti che provano ad affacciarsi nel mercato del lavoro, quando non si ritrovano di fronte a porte chiuse, sono costretti a lavorare in condizioni delle quali farebbero volentieri a meno.
E’ il caso degli stage formativi, per esempio. Se da un lato una buona fetta degli intervistati dall’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, il 78%, giudica importanti gli stage per la preparazione al mondo del lavoro, dall’altro l’83% pensa che, il più delle volte, le offerte di stage nascondano in realtà forme di sfruttamento. Evidentemente non sbagliano, visto che solo uno stagista su dieci viene assunto dalla stessa azienda per cui hanno lavorato nel periodo di tirocinio. Per questo e altri motivi sempre più giovani, il 73% secondo il Centro Studi della prima università di Roma, sarebbero pronti a lasciare l’Italia per trovare lavoro.