Le differenze retributive in Italia
Le cause alla base delle differenze salariali possono essere molteplici. La mansione, l’età, il luogo di lavoro e il genere (mediamente una donna percepisce una paga inferiore rispetto ad un collega uomo) risultano determinanti in tal senso. Si tratta di un problema comune a molti Paesi.
La Securities and Exchange Commission – l’equivalente statunitense della Consob italiana – ha introdotto una nuova norma che adesso dovrà essere rispettata da tutte le società quotate in Borsa. D’ora in poi, infatti, le aziende dovranno comunicare al mercato la differenza tra la retribuzione riconosciuta al loro amministratore delegato e quella del dipendente medio. L’obiettivo (implicito) della regola è quello di indurre le società a ridurre le differenze salariali considerate eccessive. In Italia, ad esempio, per una retribuzione media di un amministratore delegato occorrono 11,3 stipendi di un operaio, stando ai dati raccolti da Job Pricing nel JP Salary Outlook 2015.
Così come negli Stati Uniti, infatti, il salario varia a seconda dell’incarico ricoperto anche nel nostro Paese. Vediamo di quanto. Sempre secondo Job Pricing, nel corso del 2014, un dirigente ha guadagnato mediamente 107.021 euro lordi: circa il doppio di quanto riconosciuto ad un quadro (53.914) e molto di più rispetto a quanto guadagnato nell’arco di dodici mesi da un impiegato (31.122) o un operaio (23.913 euro). Inoltre, per quanto meno marcate, le differenze restano anche quando dalla paga lorda si passa a quella netta: su 13 mensilità, un operaio guadagna mediamente 1.327 euro netti al mese, un impiegato 1.660, un quadro 2.553 e un dirigente 4.257 euro.
Oltre alle differenze territoriali (nel Nord del Paese gli stipendi sono più alti del 19,8% rispetto a quelli meridionali) Job Pricing ha evidenziato anche quelle dovute al genere (una donna percepisce in media il 6,7% in meno rispetto ai colleghi uomini) e all’età del lavoratore. Gli under 24 hanno una paga media di poco superiore ai 21 mila euro contro gli oltre 44 mila riconosciuti a chi è alla fine della carriera: il 107% in più, praticamente. Del resto, complici diversi fattori come gli scatti di anzianità e di carriera, lo stipendio tende ad aumentare in base all’età anagrafica.
(articolo pubblicato il 12 agosto 2015 su Tgcom24)