Imprese: fatturato lontano dai livelli pre-crisi
Nonostante le recenti rassicurazioni dell’Ocse (“In Francia e in Italia, così come nell’area euro nel suo complesso, gli indicatori mostrano un consolidamento della crescita”) e nonostante la risalita certificata dall’indice Pmi manifatturiero al ritmo più veloce in oltre quattro anni (sostenuta dal miglioramento della domanda interna), il nostro paese sembra vivere tuttora un’incerta fase economica.
In ogni caso qualsiasi effetto positivo derivante dalla ripresa potrà essere valutato nel prossimo futuro, adesso c’è chi si sta leccando le ferite. Per Mediobanca, ad esempio, la crisi non può dirsi finita e lo spiega senza troppi giri di parole nel suo ultimo rapporto. A destare preoccupazioni, osservando l’andamento di oltre duemila imprese, sono soprattutto i cali di vendite e occupazione nel 2014.
Negli anni della crisi le imprese manifatturiere sono riuscite a mostrare una certa vitalità grazie all’export. Così settori di attività economica che hanno visto crollare i consumi interni, hanno trovato nuovi sbocchi nei mercati esteri.
Eppure il fatturato delle imprese resta lontano dai livelli pre-crisi. Questo è uno degli spunti di riflessione contenuti nel rapporto di Mediobanca. Dal 2008 al 2014 i ricavi in Italia hanno segnato un saldo negativo del 4,3% e solo le medie-imprese della manifattura hanno registrato una crescita del 3,4% (nel 2014 il fatturato delle maggiori società italiane è sceso del 2,2% sul 2013). Nel medesimo arco temporale, le società pubbliche hanno evidenziato una flessione dello 0,1% del loro fatturato, le private il 5,4% in meno.
Le imprese medio-grandi, invece, hanno subìto un calo del 5,4% e il Made in Italy una flessione dell’1,3% nel periodo 2008-2014. Il fatturato della manifattura estera in Italia, poi, ha evidenziato una diminuzione del 9,7% (-7,3% per quanto riguarda le società estere nel complesso).
I settori che hanno ottenuto le migliori performance sono quelli delle pelli e cuoio (+33,6%), contractor (+26,8%), l’alimentare (+21,7%) e le local utilities (+17,5%). Negativi i prodotti per l’edilizia (-38,7%), l’editoria (-36,8%) e le Tlc (-24,1%).
(articolo pubblicato il 13 agosto 2015 su Tgcom24)