L’uso del bancomat in Italia
Gli ultimi dati disponibili, relativi al primo semestre del 2015, testimoniano un utilizzo crescente del bancomat in Italia. Dove l’utilizzo delle carte di pagamento, delle pre-pagate e dei bancomat è ancora scarsamente diffuso. Specialmente nel confronto con le principali economie europee.
I motivi sono diversi. Quali? La sicurezza, ad esempio. Stando ad una rilevazione Paysafecard, condotta sulle abitudini di acquisto on-line degli italiani, il 23,8% teme il furto dei dati della carta di credito e il 17,9% la violazione delle password dei servizi di pagamento on-line come PayPal. E così il 50,1% degli italiani preferisce utilizzare i contanti anche per effettuare compere on-line.
E’ necessario, poi, tener conto della consistente presenza dei cosiddetti unbanked, ovvero le persone che non hanno un conto corrente presso una banca e di conseguenza saldano i propri acquisti attraverso l’utilizzo del contante. In Italia, secondo una stima della Cgia di Mestre relativa al 2013, sono 15 milioni.
Tuttavia, nei primi sei mesi del 2015, i pagamenti effettuati con il bancomat sono cresciuti del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando da 645 milioni circa a 658 milioni di operazioni. Lo sostiene l’ultima rilevazione del Consorzio Bancomat, il gestore dei circuiti Bancomat e PagoBancomat a cui aderiscono oltre 500 banche che detengono oltre l’85% dell’operatività effettuata con la carta di debito a livello nazionale. Secondo la rilevazione, inoltre, è cresciuto del 3,5% anche l’ammontare speso, passato da 39,4 a 40,8 miliardi di euro.
Nei mesi scorsi, l’Unione europea ha disposto un tetto sia alle commissioni sulle carte di credito, fissato allo 0,3% del valore della transazione, sia a quelle applicate sui bancomat: in questo caso, il limite scende allo 0,2%. Lo scopo: Bruxelles spera di ridurre il costo dei beni e dei servizi acquistati dai consumatori europei. D’altronde, osserva l’Ue, i costi delle transazioni influiscono sui prezzi finali. Stando alle previsioni dell’Ue, i nuovi limiti consentiranno risparmi consistenti tanto per i consumatori (730 milioni di euro l’anno) quanto per i commercianti (6 miliardi di euro annui).