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Le linee guida del Masterplan per il Mezzogiorno

Se nel periodo 2001-2013 è tornato ad allargarsi il divario di produzione e reddito tra Mezzogiorno e Centro-Nord, oggi si avvertono alcuni primi segnali positivi: nel secondo trimestre di quest’anno l’occupazione (+2,1% nel Mezzogiorno contro +0,8% in media nazionale) come pure le esportazioni verso i mercati internazionali (+7% al Sud nel primo semestre contro +5% nazionale) sono aumentate in misura maggiore nel Mezzogiorno rispetto alla media nazionale. Sappiamo bene che questi segnali si innestano su una situazione di partenza più arretrata: il Pil prodotto nel Mezzogiorno è pari solo al 20% del Pil nazionale; la quota del nostro export prodotta nel Sud è ancora più bassa, il 10%; il tasso di occupazione è il 42,6% contro un dato nazionale al 56,3. Ma sono segnali da non sottovalutare, perché ci dicono che l’economia del Mezzogiorno è una realtà viva, con potenzialità che vanno valorizzate proprio per invertire la tendenza e recuperare il divario rispetto al Centro-Nord. Di più: l’economia italiana nel suo insieme ha bisogno che il Mezzogiorno cambi passo e diventi un’area di crescita che interagisca positivamente con l’economia del resto del Paese, sia in termini di apporto alla produttività complessiva dell’economia italiana e di competitività e capacità di esportazione sia in termini di ampliamento del mercato interno.
Il Masterplan per il Mezzogiorno deve partire da qui, dai punti di forza e di vitalità del tessuto economico meridionale – aerospazio, elettronica, siderurgia, chimica, agroindustria, turismo, solo per citarne alcuni – per collocarli in un contesto di politica industriale e di infrastrutture e servizi che consentano di far diventare le eccellenze meridionali veri diffusori di imprenditorialità e di competenze lavorative, attrattori di filiere produttive che diano vita a una ripresa e a una trasformazione dell’insieme dell’economia del Mezzogiorno. Tenendo presente che poggia su una dotazione economica consistente: parliamo – come più avanti vedremo meglio nel dettaglio – di circa 95 miliardi, da qui al 2023, da destinare allo sviluppo.
Si tratta di un progetto che non cala dall’alto le soluzioni ma fa leva sulle capacità e sulla voglia di mettersi in gioco dei cittadini e delle istituzioni meridionali: mettere in movimento la società civile del Mezzogiorno affinché diventi protagonista di una nuova Italia, l’Italia della legalità, della dignità del lavoro, della creatività imprenditoriale, in una parola del progresso economico e civile.

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