In calo lʼincidenza dei “Neet” nel 2015
Pur restando numerosi – nell’ultimo rapporto Noi Italia, l’ISTAT rileva che nel nostro Paese gli under 30, che né lavorano né studiano, sono oltre 2,3 milioni –, i cosiddetti NEET (acronimo inglese che sta Not in Education, Employment or Training) sono diminuiti rispetto alla totalità dei giovani d’età compresa tra i 15 e i 29 anni.
Quello certificato dall’ISTAT, secondo cui la quota dei NEET sul totale degli under 30 è passata dal 26,5% del 2014 al 25,7% dell’anno successivo, è il primo calo dall’inizio della crisi economica, che ha contribuito a peggiorare la situazione: nel 2007 l’incidenza dei NEET era pari al 18,8%.
La mancata partecipazione dei NEET al mercato del lavoro si ripercuote negativamente sull’economia del Paese. Con un impatto sul Prodotto interno lordo (PIL) stimato da uno studio dell’Istituto per la Competitività (I-Com) in circa 36 miliardi di euro e una perdita di 15 miliardi di gettito fiscale. Secondo lo stesso rapporto, l’allineamento dei dati italiani alla media europea, dove il 15% dei giovani tra i 15 e i 29 anni appartiene alla categoria dei NEET, genererebbe un incremento di 9 miliardi del PIL e di 3,9 miliardi in gettito fiscale.
Non a caso, l’Unione europea ha invitato i Paesi membri ad agevolare l’inserimento (o il reinserimento) dei ragazzi e delle ragazze nel mondo del lavoro attraverso iniziative come Garanzia Giovani, attivata in Italia nel maggio del 2014 e che al 31 marzo scorso contava, al netto delle cancellazioni d’ufficio – gli iscritti possono decidere di abbandonare il programma perché non sono in possesso dei requisiti oppure perché hanno trovato un impiego –, 875.999 iscritti.
Tuttavia, tra i circa 228mila giovani avviati alle misure previste dal programma – apprendistato, tirocini, servizio civile, orientamento, formazione…–, poco più di 32mila ragazzi sono stati assunti dalle imprese che hanno deciso di usufruire del bonus occupazionale.