I segnali incoraggianti che giungono dalla Cina
Mentre l’Eurozona continua a temere gli effetti di un’inflazione troppo bassa (l’indice è risalito a 0 nel mese di marzo dopo il segno negativo di febbraio) e gli Stati Uniti definiscono il ritmo di espansione “moderato”, con il mercato del lavoro che migliora così come la spesa delle famiglie e gli investimenti delle imprese, la Cina, al contrario, rileva il tasso di crescita più basso dal primo trimestre del 2009.
La Cina è, da qualche tempo, sotto la lente d’ingrandimento degli organismi internazionali, Fmi in particolare. Già di recente quest’ultimo aveva osservato che le difficoltà dei paesi emergenti (Cina, appunto, e Brasile) sono un motivo di rischio per i mercati finanziari mondiali, il cui contagio potrebbe riguardare anche le borse dei paesi più avanzati.
La ripresa è stata finora deludente, perciò il Fondo monetario internazionale ha ritenuto opportuno tagliare di qualche decimale le stime di crescita mondiale, al 3,2% per quest’anno e al 3,7% per il prossimo. A pesare, neanche a dirlo, il rallentamento della Cina, la cui crescita è prevista al 6,5% nel 2016 e al 6,2% nel 2017.
La stima del 6,5% rappresenta, poi, il target di crescita che Pechino ha effettivamente fissato per quest’anno, un ritmo inferiore allo scorso anno (7%). Intanto, il primo trimestre del 2016, ha fatto segnare una crescita annua del 6,7%, in lieve calo dal precedente 6,8%, ma in linea con le attese (su base trimestrale +1,1% rispetto all’ultimo periodo del 2015).
In verità la Cina sta mostrando segnali incoraggianti e l’ultimo periodo è stato foriero di un recupero non indifferente. A sorprendere, soprattutto, l’andamento delle esportazioni, che dopo otto mesi di crolli ha registrato a marzo un nuovo incremento dell’11,5% (soltanto a febbraio la diminuzione era stata del 25,4%).
Certo è che negli ultimi mesi il commercio mondiale ha risentito del rallentamento dell’economia cinese tanto che, come osserva l’Istat nell’ultimo Eurozone Economic Outlook, il clima di fiducia del settore industriale dell’Eurozona si è leggermente indebolito e la domanda estera è stata condizionata dalle difficoltà fin qui osservate.
La Cina, però, sta attuando un nuovo modello di sviluppo, volto a premiare piuttosto la domanda interna. E i primi risultati si cominciano a notare. Perché oltre alle esportazioni anche le vendite al dettaglio e la produzione industriale stanno rafforzando il segno “più”. Le prime sono aumentate del 10,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. Analogamente, l’aumento ha riguardato la produzione industriale che ha evidenziato una crescita del 6,8% sul 2015.