Le imprese del Mezzogiorno ripartono
Il 2016 potrebbe essere un anno positivo per le piccole e medie imprese (PMI) meridionali. Secondo il Rapporto PMI Mezzogiorno condotto da Confindustria e dal CERVED con la collaborazione di SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, seppure a ritmi di crescita inferiori rispetto alla media nazionale, nel corso del 2016 le piccole e medie imprese meridionali dovrebbero veder crescere tanto il fatturato (+2,8%) quanto il valore aggiunto (+4,1%).
Confindustria e CERVED osservano che, oltre a costringere le imprese più deboli e meno affidabili ad uscire dal mercato, la crisi economica avrebbe spinto le aziende sopravvissute ad intraprendere un percorso “spesso faticoso di ristrutturazione”, che ne ha accresciuto la competitività e la resistenza: tra il 2014 e il 2015, i fallimenti hanno fatto registrare la prima inversione di tendenza dal 2007 (-23%).
Secondo i dati di Movimprese – l’analisi statistica della nati-mortalità delle imprese condotta trimestralmente da InfoCamere, per conto di Unioncamere –, il saldo registrato tra le imprese meridionali è stato migliore rispetto a quello rilevato tra le concorrenti del Centro-Nord del Paese. A fronte di 124.934 iscrizioni, le imprese del Mezzogiorno costrette a chiudere i battenti sono state 104.617 (+20.317 unità).
Pur sottolineando il permanere di alcune criticità – come l’eccessiva dipendenza delle PMI meridionali dal credito bancario, che (in realtà) rappresenta la principale fonte di finanziamento delle imprese italiane, indipendentemente dalla posizione geografica –, il rapporto di Confindustria registra nelle regioni del Mezzogiorno una presenza significativa di start-up innovative: al 1° gennaio 2016, un report InfoCamere-Camere di Commercio ne contava complessivamente 1.063, pari a circa un quinto del totale delle start up presenti nel Paese (5.143).