FDV-Tecnè: giù la fiducia delle famiglie | T-Mag | il magazine di Tecnè

FDV-Tecnè: giù la fiducia delle famiglie

Nonostante il calo di fiducia nelle istituzioni europee, dopo la Brexit aumenta la quota di italiani che dichiarano di voler restare nell'Ue. Così l'indagine di Tecnè per la Fondazione Di Vittorio

lavoro_imprese-1024x683Il secondo trimestre del 2016 registra un peggioramento del clima di fiducia complessivo rispetto al trimestre precedente, in particolare tra le famiglie. Per quanto riguarda la situazione economica attuale dell’Italia, le valutazioni negative continuano a prevalere ampiamente rispetto a quelle positive in tutti e tre i campioni osservati (imprese, famiglie e lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati) e le prospettive a 12 mesi fanno registrare una flessione scendendo sotto i livelli di 12 mesi fa, risultato che, nel complesso, rispecchiano gli andamenti dei principali indicatori macroeconomici (Pil, consumi, produzione industriale, ecc). È in questo quadro di incertezza che si colloca il report sulla Fiducia economica delle famiglie e delle imprese che l’istituto di ricerca Tecnè ha condotto per la Fondazione Di Vittorio.
Dal punto di vista della condizione personale, si osserva, migliorano leggermente gli andamenti economici delle singole imprese, anche se il giudizio sulla situazione economica dell’Italia è negativo. A soffrire di più è ancora la popolazione a basso reddito (lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati), che si confermano in territorio ampiamente negativo (il 3,3% ha migliorato la propria condizione rispetto al 43,7% che l’ha peggiorata). Peggiora anche la condizione economica delle famiglie (il 4,7% dichiara molto o abbastanza migliorata la propria situazione a fronte del 32,5% che fa registrare, invece, un peggioramento). Dal lato dell’occupazione calano le attese positive con giudizi che sembrano riflettere i timori, per l’anno in corso, non solo per la fine dell’effetto degli sgravi contributivi ma anche per il raffreddamento delle attese su crescita e domanda interna, in particolare sul versante dei consumi.
“Il clima di fiducia sulla situazione economica attuale e sulla sua prospettiva peggiora ancora, in particolare per i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i precari, vale a dire per tutte quelle persone che per le loro condizioni di reddito più risentono degli effetti della crisi, e anche sul futuro dell’occupazione aumenta consistentemente il numero di coloro che prevedono un peggioramento”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta i dati della ricerca sulla fiducia economica delle famiglie e delle imprese, realizzata dalla Fondazione Di Vittorio e dall’Istituto Tecnè, relativa al 2° trimestre 2016. “Risposte, quelle emerse dall’indagine – aggiunge il leader della Cgil –, che riscontriamo quotidianamente nei luoghi di lavoro e negli incontri con pensionati, disoccupati, precari e giovani”. Per Camusso “risulta evidente l’insoddisfazione, la domanda di cambiamento e di interventi concreti, che emergono da questi giudizi, sia per quanto riguarda la necessità di politiche economiche espansive che di risposte positive alla condizione concreta delle persone, a partire dal fisco, dal lavoro e dalla previdenza, come richiesto unitariamente dalle confederazioni sindacali”.

LA SITUAZIONE ECONOMICA DELL’ITALIA

La situazione attuale

Rispetto al 1° trimestre 2016 peggiorano i giudizi sulla situazione economica dell’Italia in tutti i campioni analizzati. Tra gli imprenditori soltanto il 3,0% ritiene che la situazione economica italiana sia in fase di miglioramento (in flessione dello 0,7% rispetto a T1 2016) mentre cresce la quota di quanti ritengono che sia in atto un peggioramento (in crescita dal 29,3% al 30%). La curva dell’indice di riferimento si ferma in territorio negativo sui valori di un anno fa (40/100) dopo aver toccato i minimi nel 3° e 4° trimestre 2015. Ancora più netto il calo dei giudizi positivi delle famiglie che scendono del 3,6% rispetto al trimestre precedente, mentre salgono i giudizi negativi (+4,6%) con l’indice scende di due punti (39/100), sotto i livelli degli ultimi due trimestri. Peggiorano le valutazioni anche tra i lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati (-3,3% i giudizi positivi rispetto al trimestre precedente) mentre crescono (+4,7% su base trimestrale) la quota di chi ha percepito un peggioramento.

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Le attese per i prossimi 12 mesi
 
Il deterioramento del clima di fiducia riguarda anche le prospettive per i successivi 12 mesi e In tutti i campioni, la curva dell’indice di fiducia registra un calo significativo rispetto a un anno fa. Solo il 15,3% degli imprenditori prevede un miglioramento (-2,4% su T1 2016), mentre la grande maggioranza (74,8%, +3,7% su T1 2016) ritiene che la situazione resterà stazionaria. In flessione anche la fiducia delle famiglie (-2,3% rispetto al trimestre precedente) ma tra quest’ultime cresce anche la quota di quanti temono un peggioramento (+2,0%) della situazione economica generale. Analogo andamento si registra nel sub-campione di lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati con la fiducia in calo del 2,3% e una crescita della quota di pessimisti del 2,0%.

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LA SITUAZIONE ECONOMICA PERSONALE (DELLA PROPRIA IMPRESA/FAMIGLIA)
 
La situazione attuale
 
Rispetto al trimestre precedente migliorano leggermente le valutazioni delle imprese (+0,7%) mentre peggiorano i giudizi sulla situazione economica personale sia delle famiglie in generale (-1%) che di quelle dei lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati (-0,7%), con le imprese che si confermano in territorio positivo e le famiglie in zona negativa. L’indice delle imprese sale di 2 punti rispetto al primo trimestre del 2016 (passando da 50 a 52/100) restando sotto, però, ai massimi del 3° e 4° trimestre 2015. Si ferma e inverte il segno, invece, il lento ma progressivo miglioramento delle valutazioni sulla situazione economica personale delle famiglie. In generale la quota di quante, nel 2° trimestre dell’anno, hanno registrato un miglioramento della propria condizione scende dal 5,7% al 4,7% mentre tra le famiglie di lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati passa dal 4,0% del 1° trimestre 2016 al 3,3% del corrente.

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Le attese per i prossimi 12 mesi
 
Restano stazionarie – e prevalentemente negative – le prospettive sulla condizione economica personale delle famiglie. Migliorano le attese delle imprese sugli andamenti economici dell’attività. Tra le imprese i giudizi positivi sull’andamento economico dell’attività crescono del 2,5% rispetto al trimestre precedente, con l’indice specifico che sale di 2 punti rispetto a T1 2016 (58/100). Tra le famiglie in generale la fiducia sulla condizione economica personale resta sugli stessi livelli del trimestre precedente mentre registra una leggera crescita tra le famiglie dei lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati (+0,3%). In entrambi i campioni, però, cresce significativamente la quota di quanti temono un peggioramento (rispettivamente +1,8% e +2,1%).

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LE ATTESE SULL’OCCUPAZIONE

Stabili le attese sull’occupazione delle imprese, peggiorano quelle delle famiglie e di lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati. Cresce sia la quota d’imprenditori che prevedono una crescita degli occupati (+2,4%) sia quanti prevedono un calo nei prossimi mesi (+1,7%), con l’indice specifico che rimane stabile rispetto al trimestre precedente (51/100) ma in flessione rispetto a un anno fa (-2/100). Tra le famiglie in generale la quota di quanti prevedono una crescita dell’occupazione scende di 3,7 punti percentuali, passando dal 30,3% al 26,6%, mentre crescono quanti temono una diminuzione del numero di occupati (+6,2%). Analoga dinamica per le famiglie dei lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati, tra i quali diminuiscono i giudizi positivi (-3,4%) e crescono quelli negativi (+7,4%). La curva dell’indice specifico scende sotto i livelli di 12 mesi fa.

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SPECIALE: GLI ITALIANI E L’EUROPA

Restare o uscire dall’Unione europea? Non bisogna seguire l’esempio del Regno Unito. A pensarla così è il 70% degli intervistati, contro il 21,7% favorevole, invece, all’uscita. A favore della permanenza nell’Unione europea sono il 58,5% dei lavoratori in proprio, il 62,6% dei lavoratori dipendenti, il 78,6% dei pensionati e l’88,5% degli studenti. Per quanto riguarda l’analisi per titolo di studio, favorevoli il 72,1% dei laureati, il 68,2% di chi ha conseguito un diploma superiore e il 68,1% di chi ha una licenza media o elementare. I favorevoli alla permanenza nell’UE sono cresciuti rispetto alle precedenti rilevazioni: 70% quest’anno, il 69,4% nel 2015, il 67,3% nel 2013. Leggermente più bassa, ma comunque ampia e in crescita, anche la quota degli italiani favorevoli alla permanenza nell’Eurozona: il 68,6% quest’anno, il 67,1% un anno fa e il 62,5% a dicembre 2013. 

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“Anche per quanto riguarda l’Europa è evidente la domanda di cambiamento che emerge dai giudizi degli italiani”, è il commento di Susanna Camusso. “Il dato positivo è che le critiche non mettono in discussione la permanenza dell’Italia nell’UE e che, al contrario, dopo il referendum del Regno Unito, si è rafforzata. Una contraddizione solo apparente, che si spiega col fatto che gli italiani inequivocabilmente vogliono stare in Europa, ma la vogliono molto diversa da com’è oggi e richiedono un cambiamento profondo sia nelle politiche, sia nel funzionamento dell’Unione Europea”.
Infatti, nonostante cresca la quota d’italiani a favore della permanenza dell’Italia nell’Unione e nell’Eurozona, peggiora la fiducia nelle principali istituzioni europee. Il 26,1% ha fiducia nel Parlamento europeo (28,1% nel 2015 e 29,8% nel 2013). Stessa tendenza ha interessato la fiducia nella Commissione europea (22,4% quest’anno, 27,9% nel 2015 e 31,3% nel 2013) e nel Consiglio dell’Unione Europea (22,5% nel 2016, 28,4% nel 2015 e 32,1% nel 2013). In controtendenza solo la BCE che registra il 38,5% di giudizi positivi in quest’ultima rilevazione, contro il 35% dello scorso anno e il 31,3% del dicembre 2013. Tra gli aspetti positivi dello stare nell’Unione ci sono le opportunità di crescita economica, il vantaggio competitivo rispetto a starne fuori e il fatto di sentirsi più sicuri perché non isolati.

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Di contro gli aspetti negativi riguardano elementi d’indirizzo politico: lo scarsa influenza dell’Italia sulle decisioni, la disattenzione ai bisogni dei cittadini e la mancata promessa di un miglioramento degli standard di vita. Ai giudizi non positivi sull’andamento della fiducia delle famiglie e delle imprese relative al nostro paese, si affiancano dunque giudizi fortemente negativi anche su molti aspetti delle politiche europee che però non portano alla conclusione dell’uscita ma a favore della permanenza nell’euro e in Europa per una quota molto alta di cittadini italiani.

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NOTA METODOLOGICA

FIDUCIA ECONOMICA DELLE FAMIGLIE E DELLE IMPRESE
UNIVERSO DI RIFERIMENTO E TIPO DI CAMPIONE
• Campione 1: rappresentativo delle imprese italiane, articolato per area geografica e settore di attività
• Campione 2: rappresentativo delle famiglie italiane, articolato per sesso, età e area geografica
• Campione 3: rappresentativo della popolazione composta da lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati
• Estensione territoriale: nazionale

NUMEROSITÀ DELLE INTERVISTE E MARGINE DI ERRORE
• Campione 1: 3.000 casi complessivi (1.000 al mese) margine di errore: +- 1,8%
• Campione 2: 3.000 casi complessivi (1.000 al mese) margine di errore: +- 1,8%
• Campione 3: 1.950 complessivi (650 casi al mese) margine di errore: +- 2,2%

METODO DI RILEVAZIONE E DATA DI EFFETTUAZIONE DELLE INTERVISTE
• Interviste telefoniche con metodo c.a.t.i. e c.a.w.i
• Data di effettuazione delle interviste: tra il lunedì e il venerdì dell’ultima settimana di ciascun mese

GLI ITALIANI E L’EUROPA
UNIVERSO DI RIFERIMENTO E TIPO DI CAMPIONE
• Campione rappresentativo della popolazione maggiorenne, articolato per area geografica, sesso ed età

NUMEROSITÀ DELLE INTERVISTE E MARGINE DI ERRORE
• 1.000 casi – margine di errore: +- 3,1%

METODO DI RILEVAZIONE E DATA DI EFFETTUAZIONE DELLE INTERVISTE
• Interviste telefoniche con metodo c.a.t.i. – Data di effettuazione delle interviste: 27 giugno 2016

INDAGINI COMMISSIONATE DALLA FONDAZIONE DI VITTORIO E REALIZZATE DA TECNÈ IN COLLABORAZIONE CON LA FDV

 

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