Mercato del lavoro ancora fiacco nellʼEurozona
I dati relativi al mercato del lavoro, ora meno lusinghieri, potrebbero spingere il governo a mantenere in vigore gli incentivi per le assunzioni, altrimenti in scadenza nel 2017 e già in riduzione quest’anno rispetto al 2015.
Le ultime rilevazioni Istat hanno evidenziato un calo dello 0,3% degli occupati a luglio su giugno, mentre – fonte Osservatorio sul precariato dell’Inps – il saldo tra nuovi rapporti a tempo indeterminato e cessazioni tra gennaio e luglio resta in territorio positivo, ma in diminuzione netta sul 2015.
Tuttavia, un’analisi più ampia sul mercato del lavoro, mostra un andamento non troppo dissimile nel resto d’Europa, a conferma di una fase economica altalenante e caratterizzata da elementi che non favoriscono l’occupazione (scarsa produttività, inflazione bassa). Il tasso di disoccupazione nell’Eurozona, infatti, si è attestato al 10,1%, valore stabile sul mese precedente. Stabile nel secondo trimestre anche il tasso di posti vacanti, fermo all’1,7%.
Escludendo i paesi che presentano un tasso di disoccupazione alquanto contenuto (tra questi la Germania), non si riscontrano variazioni significative da giugno a luglio. Lievi miglioramenti – dal lato del tasso di disoccupazione – hanno riguardato Spagna e Italia (che insieme a Grecia, Portogallo, Cipro e Croazia hanno disoccupazione oltre il 10%). Peggioramenti hanno invece interessato la Francia. Semmai il problema dell’Italia, al confronto con alcuni dei nostri partner europei, è l’incapacità di “riassorbire” chi già era in uno status di disoccupazione.
Nel primo trimestre dell’anno, nell’Unione europea, tre milioni di disoccupati nell’ultimo periodo del 2015 hanno trovato un posto di lavoro. Nel nostro paese, al contrario, la maggior parte delle persone disoccupate allo scadere dello scorso anno sono rimaste nelle medesime condizioni all’inizio del 2016 (con l’aggravante di una percentuale non indifferente – 37,1% – passata nell’area dell’inattività economica).
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha escluso l’ipotesi di dirottare in futuro gli incentivi per le assunzioni verso i giovani e le persone che presentano maggiori difficoltà a trovare un impiego. Proprio i più giovani, la componente femminile e i disoccupati di lunga durata (da 12 mesi o più) sono tra le categorie più distanti dal mercato del lavoro.