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L’importanza dell’alternanza scuola-lavoro

Secondo Unioncamere nel 2016 aumenteranno le imprese che ospitano e formano studenti
di Redazione

Si stima che quest’anno le imprese disposte ad ospitare studenti in alternanza scuola-lavoro saranno almeno il 10% in più del 2015. L’anno scorso (all’inizio, cioè, dei tirocini previsti dalla Legge 107/2015 e di durata dalle 200 alle 400 ore), secondo il Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro, le imprese che hanno accolto studenti sono state quasi una su dieci.

scuola

L’alternanza scuola-lavoro è uno strumento che altrove si è rivelato vincente, soprattutto in Germania. L’obiettivo è rafforzare le prospettive di occupabilità dei più giovani, portando un miglioramento anche nella competitività. Non trascurando un aspetto importante: la debolezza del capitale umano è motivo, almeno in parte, del divario in termini di produttività del lavoro del nostro paese.
La possibilità di svolgere un tirocinio in un’impresa, in questo specifico caso, è destinata agli studenti delle scuole medie superiori, ma in generale tra diplomati e laureati l’Italia non spicca per occupati a pochi anni dal conseguimento del titolo di studio (recente indagini Eurostat sul tema vanno proprio in questa direzione).
Nel 2015, stando ad ultimi dati Istat di questo tipo, lavora il 43,5% dei diplomati nel 2011 (era il 45,7% nel 2011 per i diplomati del 2007). A quattro anni dal diploma gli uomini che lavorano sono sempre meno, il 46,8% rispetto al 51,2% del 2011, mentre la quota di donne è rimasta stabile (40,4%).
Tuttavia il calo dell’occupazione tra gli uomini non risulta compensato da una maggiore propensione a proseguire gli studi (la quota di studenti, infatti, è invariata al 30,7%), ma dall’aumento di chi è in cerca di lavoro (19,6% rispetto al 14,2% del 2011).
Per quanto riguarda la componente femminile, la quota di diplomate occupate è più bassa di quella dei loro omologhi (40,4% e 46,8%) mentre è più alta la percentuale di donne alla ricerca di un’occupazione.
È nelle regioni meridionali che l’inserimento dei diplomati nel mondo del lavoro è continuato ad essere più difficoltoso. Quelli che lavorano a quattro anni dal diploma sono, infatti, il 36-37% mentre nelle regioni centrali superano il 42% e al Nord sono uno su due. Anche in questo caso, osserva l’Istat, le differenze non sono motivate da un maggiore coinvolgimento negli studi terziari, ma da una più alta propensione a cercare lavoro.
In generale l’inserimento del mercato del lavoro risulta più difficile per i laureati. E anche quest’anno, osserva Unioncamere, i diplomati rappresenteranno la quota maggiore della forza lavoro ricercata dalle imprese italiane dell’industria e dei servizi. Il 40% delle assunzioni programmate nel 2016 interesserà chi ha il titolo di scuola superiore, un ulteriore 20% riguarderà le qualifiche professionali, mentre il 13% sarà destinato alle lauree.

 

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