La riapertura lenta dei negozi, tra rincari e difficoltà
A riaprire lunedì sono stati il 90% dei negozi di abbigliamento e il 50-70% di bar e ristoranti. L’avvio è stato lento secondo gli esercenti e più caro dei livelli pre-lockdown per i consumatori
di Redazione
Le nuove regole della “fase 2” hanno dato da lunedì la possibilità di riaprire a tutti i negozi di vendita al dettaglio e cura della persona. Secondo Confcommercio sarebbero 800 mila le attività che hanno potuto riprendere a lavorare dopo due mesi di chiusura forzata a causa del lockdown, ma la ripresa non è stata omogenea in tutti i settori a cui era consentito aprire. Infatti la Confcommercio stima che la percentuale complessiva di esercizi che ha deciso di riaprire si aggira intorno al 70-80%, con picchi più alti per il settore dell’abbigliamento, in cui le riaperture arrivano al 90%, mentre per quanto riguarda la ristorazione ed i bar solo il 50-70% si è detto convinto di riprendere subito l’attività.
Secondo Confesercenti a riaprire lunedì sono stati 6 negozi su 10, nello specifico 623.863 esercizi su un totale di un milione di attività che da decreto potevano riaprire. I bar e ristoranti aperti sono stati 175.350, oltre 103 mila negozi di abbigliamento, 102.788 negozi di prodotti non alimentari e circa 30 mila negozi di parrucchieri e cura della persona. Secondo l’associazione l’avvio oltre che differenziato tra settori è stato anche lento, con vendite che restano ben al di sotto dei livelli di normalità pre-lockdown. Ad incidere negativamente è lo stop del turismo e la chiusura di scuole e uffici. Non si è verificato, fatto salvo per i parrucchieri, un boom di presenze e vendite in questi primi giorni di riapertura, a cui si aggiunge la spesa per gli esercenti di adeguamento alle misure di sicurezza e distanziamento.
Dal punto di vista del consumatore però, il Codacons denuncia come la riapertura si stia trasformando in rincaro, segnalando un aumento dei listini normali dei prezzi. «In testa alla classifica dei rincari ci sono i bar, con molti esercenti che hanno ritoccato al rialzo il prezzo di caffè e cappuccino: al centro di Milano, dove il prezzo medio di un espresso è 1,30 euro, si arriva fino a 2 euro (+53,8%)». A Roma se il prezzo medio pre lockdown era di 1,10, si è arrivati fino a 1,5 euro, +36,3% in più, mentre a Firenze si è verificato un aumento del 21,5%, con il prezzo del caffè che è passato da 1,40 di due mesi fa fino a 1,7 euro di ora. Ma i rincari riguardano anche i parrucchieri, che secondo le segnalazioni arrivate al Codacons hanno aumentato il prezzo di taglio e messa in piega in media del 25%, da 20 a 25 euro nelle grandi città, ma con picchi di aumenti rispetto al periodo prima del lockdown del 66%, a Milano