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Il coronavirus ha cambiato il modo di fare cinema

La scorsa settimana hanno potuto riaprire i cinema dopo il periodo di lockdown, registrando un’affluenza bassa rispetto allo scorso anno. Il coronavirus e il distanziamento sociale hanno mutato inevitabilmente anche il modo di girare i film

di Redazione

Il primo weekend di riapertura dei cinema ha portato 17.500 spettatori a vedere un film nelle sale. Con un incasso complessivo di 100 mila 337 euro. La cifra, positiva visti gli oltre tre mesi di stop dell’attività, ha segnato una diminuzione del 96,57% rispetto agli incassi dello stesso fine settimana del 2019. I dati di Cinetel sui numeri del botteghino comunque sono condizionati sia dai pochi spettatori, sia dal fatto che molte sale hanno scelto invece di non aprire: le sale attive sono state solo 342, corrispondenti all’11,5% di quelle potenzialmente attive.

Il problema della mancata riapertura non è, come si potrebbe pensare, circoscritto ai piccoli cinema, ma è ascrivibile anche alle grandi catene che hanno preferito aspettare di aprire al pubblico. Infatti, come per tutte le attività, anche vedere un film al cinema è sottoposto a limiti per garantire la sicurezza, le regole già esplicitate da tempo, prevedono il mantenimento delle distanze interpersonali, con l’assegnazione di posti a sedere distanziati da almeno uno libero, l’obbligo di mascherina – che può essere rimossa durante la visione del film -, di prenotazione online, di sanificazione e misurazione della temperatura.

Per questi motivi, l’alternativa del cinema in drive in o del cinema all’aperto, è stata presa in considerazione da molti. Per quanto riguarda le sale che invece hanno scelto di aprire, la programmazione ha incluso, per ovvi motivi, pochissimi film inediti e molte proposte dell’ultima stagione cinematografica. Questo perché già a fine febbraio e a marzo, molti film hanno preferito rimandare l’uscita per timore della poco affluenza nei cinema e poi per l’obbligatoria chiusura delle sale. Con il prolungamento del lockdown oltre le previsioni, molte produzioni hanno spostato l’uscita dei film in prima visione direttamente sulle piattaforme di streaming – a cui il periodo di pandemia ha fatto aumentare clienti e quotazioni in borsa -, con l’obiettivo di recuperare almeno parte dell’incasso con la visione online.

Ma non sono state solo la visione e la proiezione in sala ad essere interrotte a causa del coronavirus, anche la recitazione – come tutti i lavori di contatto e in presenza – è stata sospesa dall’emergenza e di conseguenza si è bloccata la produzione di film e serie tv. Adesso, usciti dal lockdown, i lavori possono riprendere, ma cambierà, come per le altre attività lavorative, anche il modo di girare film: Hollywood per esempio ha riaperto i set dal 12 giugno, ma per poter lavorare in sicurezza ha messo a punto un documento contenente raccomandazioni e linee guida le quali vietano baci sul set, “risse”, scene troppo affollate o con contatti ravvicinati tra gli attori. Le misure di sicurezza includono tra le altre, anche la misurazione della temperatura di attori e operatori, l’obbligo di mascherine eccetto durante la scena e il test come condizione contrattuale.

In Italia non c’è una normativa unica, nel Lazio è stato possibile tornare a girare film dopo il 4 maggio, secondo regole simili a quelle americane, quindi l’uso di mascherine per attori e operatori, sanificazione del set, controllo della temperatura ed il mantenimento della distanza di sicurezza tra gli attori quando possibile.

 

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