I consumi culturali sono sempre più digitali
Il trend si è consolidato nella fase di lockdown durante l’emergenza sanitaria, ma già da prima le piattaforme e i servizi online erano tra gli strumenti più utilizzati per la fruizione di contenuti
di Redazione
Il digitale ha accompagnato il periodo del lockdown ed è stato il canale fondamentale e privilegiato, anche perché in molti casi l’unico possibile, di tutta una serie di attività quali la spesa, lo shopping, l’intrattenimento e il consumo culturale. Già dall’inizio della chiusura del paese si è rilevato l’incremento di servizi quali piattaforme di streaming e utilizzo di internet, che si sono dimostrati ottimi canali anche per la diffusione della cultura.
Un’indagine condotta da Impresa cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con la società di ricerca Swg, ha evidenziato sei cambiamenti e un effetto fortissimo del coronavirus e del lockdown sui consumi culturali degli italiani, mostrando proprio una crescita significativa dei consumi e dei servizi digitali e una profonda crisi dell’offerta dal vivo che si stava vivendo già prima dell’emergenza.
In generale si è assistito ad un aumento del 47% dei consumi televisivi durante il lockdown, con una crescita marcata per le piattaforme streaming in abbonamento, che in questo periodo hanno registrato un incremento del 34% dell’utilizzo, quindi di coloro che hanno ammesso di averne fruito di più, e dei canali a pagamento, del 20%.
Anche la lettura di libri è stata un’attività incrementata nei mesi appena passati, per il 14% degli intervistati. Nello specifico, anche in questo caso, il digitale ha contribuito all’aumento registrato: durante il lockdown un lettore su sei ha dichiarato di avere abbandonato la versione cartacea in favore di quella digitale. In particolar modo sono state preferite le versioni online di quotidiani, riviste e fumetti, mentre solo l’8% dei lettori di libri è passato nei mesi di chiusura, completamente alla lettura di e-book e il 18% che ha letto più spesso che in passato libri versione digitale.
Pur con l’incremento rilevato della lettura e pur essendo state le librerie le prime attività economiche a riaprire, secondo il primo Osservatorio Ali di Confcommercio, dopo il periodo di emergenza oltre il 90% delle librerie italiane ha segnalato un peggioramento dell’andamento economico della propria attività a causa della pandemia.
Al contrario delle altre attività culturali la cui digitalizzazione era già utilizzata prima del lockdown, la versione “smart” non è decollata per gli spettacoli dal vivo, che sono stati seguiti principalmente da quei fruitori che già prima della pandemia tendevano ad assistere a queste attività soprattutto in forma gratuita, e per le visite virtuali nei musei e siti archeologici. Infatti, solo il 4% ha usufruito di quest’ultima offerta culturale, mentre la maggior parte non ha sfruttato di questa possibilità sia perché non ne era a conoscenza, il 28% del totale, sia per libera scelta, il 51%.
Per quanto riguarda gli spettacoli dal vivo, seppure poco seguiti durante il lockdown, segnano la voglia di ripartire con circa un intervistato su tre che si dice disponibile a pagare di più per assistere a eventi culturali di questo tipo, mentre la quota supera 50% tra gli appassionati.
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