È ancora marcato l’impatto del lockdown sui consumi
Secondo Confcommercio il peso del lockdown sui consumi, sul Pil e sull’occupazione è ancora rilevante, e, anche in questi casi, differenze si notano tra Nord e Sud Italia.
di Redazione
Com’era prevedibile, gli effetti del lockdown si fanno ancora sentire sull’economia italiana. A confermarlo sono i dati della Congiuntura Confcommercio, secondo cui nonostante quasi tutte le attività abbiano riaperto, e nonostante il recupero della domanda interna a giugno, questo ha solo attenuato gli effetti di una situazione troppo grave da risanare.
Lo scorso mese, in linea con il recupero della domanda già avviato ad aprile e maggio, l’indicatore dei consumi ICC, registra un calo del 15,2% su base annua, dato ancora lontano dai livelli pre coronavirus, ma almeno meno negativo se confrontato con il trimestre precedente. Nel secondo trimestre 2020 la riduzione è stata, rispetto allo stesso periodo del 2019, del 29,7%. Il valore però aumenta fino al 54,5% per il consumo di servizi. Nello specifico, alberghi e servizi perdono il 51% in un anno mentre il settore dei servizi ricreativi il 68%. Si sono stabilizzati invece i consumi alimentari che durante il lockdown avevano almeno in parte, supportato la spesa per consumi.
Il clima di prudenza che ha caratterizzato i comportamenti delle famiglie in termini di consumo confermano, da una parte l’incertezza economica e sociale per l’immediato futuro, mentre dall’altra gli alti livelli di disagio sociale, misurato dal Misery Index Confcommercio, che seppure in ridimensionamento, si attesta anche nel mese di maggio a livelli record.
Secondo il rapporto, dopo le buone performance di maggio, attualmente il recupero delle attività si mostra meno incisivo: le stime prevedono che per il mese di luglio una crescita congiunturale del Pil del 4,3%, circa il 12,5% in meno rispetto allo stesso mese del 2019. In generale nel secondo trimestre si stima una riduzione del Pil del 18% rispetto all’ultimo quarto dello scorso anno e del 22,5% confrontato su base annua. Le conseguenze sull’occupazione sono in calo dello 0,4% nel mese di maggio rispetto ad aprile e del 2,6% rispetto a maggio 2019.
Secondo la nuova analisi effettuata dallo Svimez sulle previsioni Nord-Sud però, la crisi post-coronavirus avrebbe creato effetti differenziati nel territorio: il crollo del Pil nel 2020 sarebbe più intenso nel Centro-Nord, -9,6%, che al Sud, dove il sostegno delle politiche pubbliche messe in campo dal governo avrebbe attenuato un calo di altri 2,8 punti percentuali nel mezzogiorno e di ulteriori 2,1 punti nel resto dell’Italia. Al contrario, le ricadute occupazionali sarebbero maggiori al Sud che perde nel solo 2020 380 mila posti di lavoro: equivalente in termini di cifre a quelli persi durante il periodo 2009-2013.
Inoltre, la crisi ha provocato una caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020, concausa della bassa spesa per consumi. Si osserva però, secondo i dati Svimez, una minore caduta del reddito disponibile al Sud, in parte attribuibile dal maggior numero dei beneficiari delle prestazioni sociali.