Il crollo delle assunzioni durante l’emergenza
I dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps mostrano un calo delle assunzioni dell’83%, diffuso per tutti i tipi di contratto, aumentano solo i servizi di baby-sitting pagati con titoli del Libretto Famiglia
di Redazione
Il mercato del lavoro ha risentito della pandemia e dell’emergenza sanitaria, ma secondo l’Osservatorio sul precariato dell’Inps, le assunzioni con contratto di lavoro a termine ne sono state interessate negativamente “in maniera nettamente accentuata”. Dai dati Inps emerge infatti che le assunzioni attivate nel settore privato nei primi quattro mesi del 2020 sono state 1 milione e 493 mila, cioè il 39% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. La contrazione delle assunzioni a termine è stata evidente a marzo, che registra il 45% in meno su base annua, ma particolarmente forte, -83%, ad aprile quando ormai il lockdown e il calo della produzione e dei consumi avevano mostrato e consolidato i loro effetti.
Per quanto riguarda invece le cessazioni di contratti, nello stesso periodo del 2020, queste sono state 1.701.000, il dato risulta minore rispetto al riferimento dello scorso anno, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in particolare per i contratti a tempo indeterminato, grazie all’introduzione a marzo del divieto di licenziamento per questioni economiche.
In realtà la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni in termini tendenziali, è diventato negativo già a febbraio, per un saldo di -29.000, ed è poi vertiginosamente aumentato nei mesi successivi: -279.000 a marzo, fino ad aprile con -610.000 posizioni di lavoro, rispetto al 30 aprile 2019.
Per quanto riguarda le trasformazioni da tempo determinato, nei primi 4 mesi dell’anno, l’Osservatorio ha registrato 198.592 trasformazioni di contratto, ma anche questo dato è in diminuzione del 29%, rispetto a gennaio-aprile del 2019, e del 48% solo confrontando aprile 2019 e 2020.
Nello specifico degli altri rapporti di lavoro atipici, gli intermittenti registrano 91.000 contratti in meno, i somministrati 133.000 e gli stagionali -169.000. L’unica categoria che invece fa registrare dati positivi sono i lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia, che ad aprile sono stati 51.614, in aumento del 458% rispetto ad aprile 2019. La crescita è imputabile soprattutto ai servizi di baby-sitting per l’introduzione con il decreto Cura Italia del bonus per l’acquisto di questi servizi.
Il saldo negativo è anche confermato in termini più generali, dai dati dell’indagine Excelsior condotta da Unioncamere, secondo cui il numero di imprese che hanno ridotto e imprese che hanno aumentato il proprio organico è pari al -18,7%. Nello specifico, il 21,7% delle imprese italiane hanno dovuto ridurre il numero dei propri dipendenti, 36 mila, circa il 2,6% ha aumentato l’occupazione, mentre la restante parte ha mantenuto stabile l’organico impiegato. In particolar modo le imprese già dotate di piani integrati di digitalizzazione mostrano un saldo negativo, del -17,4%, ma comunque meno accentuato rispetto alle imprese non digitalizzate, -19,3%.