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La crisi fa crescere il numero dei Neet in Europa

Ma l’Italia resta il paese con la percentuale maggiore. Nel nostro caso soprattutto, infatti, non è un fenomeno circoscritto al periodo di emergenza

di Redazione

Il periodo pandemico ed emergenziale ha avuto come conseguenza anche quella di bloccare o almeno rallentare le attività di tutti, comprese quelle di ragazze e ragazzi che si stavano formando e entrando nel mondo del lavoro. Attualmente con le difficoltà economiche, le occasioni che i giovani avevano per entrar nel mercato del lavoro, come tirocini e stage, sono drasticamente diminuiti, mentre molte delle misure adottate in Italia, come il blocco dei licenziamenti, non ha coinvolto allo stesso modo i giovani con contratti a tempo determinato, la formula maggiormente utilizzata per i neo-lavoratori. Inoltre, il clima di incertezza ha notevolmente influito sulla fiducia che i giovani hanno nella progettazione del futuro imminente e quindi anche nella ricerca di un lavoro o di un’attività formativa.

È così che l’Italia vede incrementare di molto il numero dei Neet – i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non partecipano ad attività formative – la cui percentuale è arrivata nel terzo trimestre dell’anno al 20,7%. Secondo quanto emerge dall’edizione di dicembre dell’analisi trimestrale sull’occupazione e lo sviluppo sociale effettuata dalla Commissione europea, il dato italiano è il più alto tra tutti i paesi europei, a cui seguono a grande distanza Bulgaria e Spagna, paesi che rispettivamente hanno una percentuale di Neet sul totale dei giovani di 15,2% e 15,1%.  

In effetti la situazione attuale ha fatto aumentare in tutta Europa la percentuale di giovani non impegnati, che è arrivata all’11,6% nel secondo trimestre, con un incremento di 1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli aumenti maggiori del tasso di Neet sono stati registrati in Austria e Irlanda, in entrambi i paesi si è verificato un incremento del 3,4% per entrambi, e in Spagna, dove l’aumento percentuale è stato del 3,1% su base annua. In controtendenza invece la Lettonia che ha addirittura registrato una riduzione di oltre l’1% del tasso di Neet.

Nonostante il periodo e gli aumenti diffusi, è necessario sottolineare che l’alto tasso di Neet in Italia non è un fenomeno che si riscontra solo a causa dell’attuale emergenza, infatti secondo gli ultimi dati dell’Istat sul tema, pubblicati a luglio, nel 2019 l’incidenza dei giovani Neet, seppur in calo di poco più di un punto percentuale rispetto ai dati del 2018, si attesta comunque su un’alta percentuale del 22,2%, la quota più elevata tra tutti i paesi europei. In termini assoluti si tratta di due milioni di giovani under 30. L’incidenza è trasversale per tutti i titoli di studio, ma è maggiore tra coloro che hanno conseguito come livello massimo un diploma secondario superiore, il 23,4% dei quali è considerabile Neet, a seguire tra coloro che hanno la licenza media, il 21,6% ed infine anche tra i giovani che sono in possesso di una laurea, il 19,5%.

Anche la distribuzione dei Neet per fascia di istruzione, la media europea mostra notevoli differenze. In Europa l’incidenza è massima tra coloro che possiedono un basso livello di istruzione (il 14,8% è un giovane Neet), mentre si attesta su valori minimi tra i laureati, al 9%.

 

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