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Le donne nella scienza, ancora poco rappresentate

Il gap con la componente maschile non è solo salariale, ma si concretizza anche in termini di presenze. L’Europa alza la media mondiale

di Redazione

Da ormai sei anni l’Onu, per sensibilizzare sul problema della disparità di genere nel campo scientifico, ha istituito la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, che si celebra l’11 febbraio, con l’obiettivo di mettere in luce e riuscire a colmare il gap, che non è solo salariale tra scienziati e scienziate, ma si concretizza anche in termini di presenze delle donne, spesso condizionate nella scelta del lavoro e del percorso di studi ancora da pregiudizi di genere.

Secondo il report dell’Unesco Women in Science, a livello globale, ancora meno di un terzo dei lavoratori in campo scientifico è donna. L’Europa alza la media mondiale e, secondo i dati pubblicati dall’Eurostat per l’occasione, nel 2019 le donne scienziate e ingegneri erano più di 6,3 milioni, pari al 41% del totale dei lavoratori in questo settore e le percentuali variano dal 55% di presenza femminile in Lituania al 28% in Lussemburgo. In particolar modo, l’analisi a livello regionale mostra che ad avere risultati migliori in termini di parità, quindi con una percentuale di donne scienziate e ingegneri superiori o uguali al 50%, sono la Svezia e la Finlandia, la Spagna centrale e settentrionale, la Lettonia e la Lituania.

Al contrario, a registrare il risultato peggiore, oltre il Lussemburgo, anche la regione sud occidentale della Germania, con una percentuale del 29%. Per quanto riguarda l’Italia, l’analisi per aree regionali evidenzia che i migliori risultati nel 2019 sono stati conseguiti da Sicilia e Sardegna, regioni in cui le donne scienziate erano il 37% del totale dei lavoratori, mentre al contrario, la componente femminile minore nelle scienze si riscontrava nel Meridione e nel Nord ovest, dove la percentuale scendeva rispettivamente a 34 e 33%. Mentre il Centro registrava il 36% di scienziate donne e il Nord est il 35%, facendo così ammontare la media nazionale al 34%, ovvero 400 mila scienziate e ingegneri, contro i 760 mila colleghi uomini.

I pregiudizi di genere nel settore scientifico si maturano già durante il percorso scolastico ed è così che le studentesse si sentono meno portate per le materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Anche se negli anni questo gap, che è soprattutto culturale, si sta ridimensionando, i dati evidenziano comunque una disparità enorme di iscrizioni alle facoltà scientifiche in base al genere: la percentuale di studentesse che sceglie corsi di laurea Stem è solo del 16% a livello europeo. In Italia il dato è superiore, seppur di poco, della media europea, il 17% delle iscritte sceglie percorsi matematico-scientifici.

 

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