Turismo invernale, i danni dopo il rinvio dell’apertura
Il rinnovo della chiusura degli impianti sciistici, annunciato a poche ore dall’apertura annunciata, provoca ingenti danni ai gestori che si erano già preparati all’inizio della stagione invernale
di Redazione
È stata nuovamente rinviata l’apertura degli impianti sciistici, l’annuncio ufficiale, dato a sole dodici ore da quella che si pensava essere la data di riapertura prevista e autorizzata, a partire dal 15 febbraio nelle regioni in zona gialla, ha spiazzato i gestori e gli addetti ai lavori che nei giorni precedenti si sono adoperati per poter aprire le strutture di montagna. Il rinvio è stato confermato fino ad almeno il 5 marzo, a stagione invernale praticamente quasi finita e blocca definitivamente il turismo di montagna con danni ingenti per tutte le imprese del settore.
Secondo un’analisi condotta dalla Coldiretti, il rinnovo della chiusura degli impianti sciistici non avrà un impatto economico negativo solo sulle piste da sci, ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale che fino a prima dell’emergenza sanitaria registrava un valore stimato compreso tra i 10 e i 12 miliardi di euro l’anno tra fatturato diretto, indotto e filiera. Per quanto riguarda le perdite indirette, queste sono quelle subite da alloggi, ristoranti, agriturismi, rifugi e terme e spa, che hanno subito a causa dello stop del turismo un calo del fatturato del 90%.
Dal punto di vista dei turisti, invece, lo stop, sempre secondo la Coldiretti, colpisce 3,8 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in vacanza in montagna.
L’annuncio ufficiale arriva a seguito della riunione con il Cts che si è svolta solo venerdì e dalla quale è emerso che non ci sono più le condizioni per poter riaprire in sicurezza ed è stato deciso anche un cambio di colore e un inasprimento delle limitazioni in Toscana, Liguria, Abruzzo e la provincia autonoma di Trento, mentre Bolzano era già in lockdown totale.
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