Lavoro: la crisi degli autonomi
I livelli occupazionali hanno registrato riduzioni in misura maggiore tra i dipendenti a termine e gli indipendenti. Confesercenti: 208 mila autonomi in meno, tra imprenditori, professionisti e collaboratori
di Redazione
La pandemia sta “licenziando” i lavoratori indipendenti: solo nel 2020 hanno perso la propria occupazione 208 mila autonomi, tra imprenditori, professionisti e collaboratori. Una crisi senza precedenti su cui è urgente intervenire: servono subito politiche attive e di riconversione mirate al lavoro autonomo. Ma anche sostegni efficaci per evitare che le attività continuino a chiudere: se continua così, circa 450 mila imprese rischiano di sparire a causa della pandemia. È questo l’allarme della Confesercenti, in occasione dell’incontro tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e le parti sociali. Nel dettaglio, prosegue la Confesercenti, i lavoratori in proprio e gli imprenditori sono calati nel periodo di -80 mila unità, collaboratori e coadiuvanti di -74 mila, i liberi professionisti di -50 mila.
In generale, si è visto con gli ultimi dati Istat relativi a occupati e disoccupati, i livelli di occupazione e disoccupazione sono inferiori a quelli di febbraio 2020, quando è scoppiata la pandemia di coronavirus (rispettivamente di oltre 420 mila e di quasi 150 mila unità), mentre l’inattività risulta superiore di oltre 400 mila unità. Rispetto a febbraio 2020, il tasso di occupazione è più basso di 0,9 punti percentuali e quello di disoccupazione di 0,4 punti.
Ma andando ad analizzare le tipologie contrattuali, la diminuzione degli occupati nell’ultimo mese del 2020 ha coinvolto i dipendenti permanenti (-0,1%), quelli a termine (-0,3%), ma soprattutto gli autonomi (-1,5%). Nei 12 mesi, però, il calo degli occupati registrato non riguarda i permanenti, che sono anzi cresciuti dell’1% (+158 mila), ma esclusivamente i dipendenti a termine (-13,2%, pari a -393 mila) e gli indipendenti (-4%, pari a -209 mila).