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Le preoccupazioni dei giovani, tra economia, lavoro e solitudine

Dall’Osservatorio sulle giovani generazioni di Flowe emerge un deficit di futuro, che riguarda non solo le condizioni personali

di Redazione

L’anno appena passato è stato caratterizzato da un diffuso sentimento di incertezza, che accompagnato dalla preoccupazione generale, non è svanita in questo 2021, quando ancora non si possono fare progetti a medio termine e il ritorno, per quanto possibile, alla vita pre-pandemia sembra ancora lontano e intermittente. In un paese come l’Italia, in cui i giovani già da tempo hanno a che fare con le preoccupazioni sul futuro e sul lavoro, l’emergenza sociale derivante dal coronavirus ha accentuato queste caratteristiche, accrescendo il senso di smarrimento.

Al fine di mostrare ed analizzare il sentiment dei giovani italiani, una ricerca condotta dall’Osservatorio sulle giovani generazioni di Flowe -piattaforma per servizi bancari con un’attenzione particolare alla sostenibilità – mette in luce che proprio le restrizioni, la distanza sociale e l’incertezza futura hanno aumentato paura e pessimismo, tanto che il 44% dei 15-30enni intervistati ritiene che la propria siuazione sia peggiorata rispetto al 2019.

In generale dalla ricerca emerge che l’80,8% degli intervistati è preoccupato per il futuro del mondo, di questi il 42,6% è molto preoccupato, il 66,4% è preoccupato per il proprio futuro, di cui il 22% molto preoccupato, mentre il 54,2% è preoccupato per il futuro della famiglia.

Ciò che dà maggior pensiero ai giovani italiani è la crisi economico-finanziaria internazionale, per circa il 77%, a cui segue il cambiamento dell’economia mondiale, la debolezza o l’assenza di relazioni solide e la solitudine, per sette giovani su dieci, la salute, per il 61,6%, e l’ambiente che preoccupa il 55,7% degli intervistati.

A livello personale, invece, a preoccupare maggiormente sono: problemi economici e di lavoro, la salute, e al terzo posto, le ricadute psicologiche del coronavirus, come ansia, depressione e solitudine. Questo sentimento si concretizza poi nelle scelte di vita: due ragazzi su tre dicono di dover accettare lavori non all’altezza del proprio livello di istruzione, la stessa quota ammette di vedere la scelta del lavoro all’estero come una necessità.

Attualmente prevale quindi un sentimento di pessimismo, che cala cedendo al posto ad una visione più ottimistica se si considera un arco di tempo più lungo – il 38% si dice ottimista verso il futuro, contro un 33% che mantiene una visione non rosea. La convinzione che cambia maggiormente rispetto a oggi è per i giovani intervistati la capacità di autodeterminarsi: al contrario di quanto pensano del presente, incapaci di poter fare piani e progetti, vedono il futuro come una propria responsabilità ed infatti quasi il 72% degli intervistati è convinto che la qualità della vita che lo attende dipenda da sé, dalle proprie scelte e dal proprio impegno.

 

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