Es’givien x la Terra e il Made in Italy: il nuovo progetto by #ilfashionbelloebuono
Sostenibilità della moda o moda della sostenibilità?
Dopo un anno di pandemia e anni di delocalizzazione di troppe produzioni etichettate Made in Italy, Es’givien lancia un appello urgente:
il PATRIMONIO manifatturiero del NOSTRO PAESE è in via d’ESTINZIONE!
Abbiamo bisogno di tutta la vostra attenzione perché la salvaguardia del NOSTRO MADE in ITALY viene prima! Prima della creazione di nuove collezioni, della stesura di budget o di piani di marketing.
E’ oggi tanto di moda parlare di sostenibilità dei filati, dei tessuti, dei processi produttivi.
Ma chi si occupa, in questo particolare momento storico, della sostenibilità del sistema produttivo manifatturiero, della sostenibilità di “COLORO CHE LA MODA LA FANNO” da dietro le quinte?
Chi si preoccupa di salvaguardare know-how e skill artigianali che tutto il mondo ci invidia?
Chi tesse, chi tinge, chi taglia, chi cuce, chi crea modelli, chi ricama, chi stampa: piccole realtà imprenditoriali, spesso a conduzione familiare, che alla faccia di quanti si riempiono la bocca con discorsi sulla sostenibilità, rischiano la chiusura definitiva.
Se ad oggi, dopo un 2020 indescrivibile/indicibile, si lavora precariamente (viste le commesse più che dimezzate) per coprire responsabilmente i costi fissi, che comunque ci sono, il vero rischio è quello di perdere irreversibilmente queste realtà.
Con famiglie senza lavoro e con professionalità che non si troveranno più. Professionalità che fanno quella filiera a km0 da secoli patrimonio inestimabile del nostro Bel Paese.
Una piccola azienda che ha a casa 7 sarte su 10 (in quarantena, bloccate dalla didattica a distanza dei figli, o peggio in terapia intensiva) come può rispettare gli impegni di un sistema che, nella realtà quotidiana di chi fa questo mestiere – non per sentito dire -, non perdona, non accetta ritardi, impone penali per ogni clausola non rispettata, non sposta i pagamenti…?
E ancora, quali giovani possono avere interesse ad imparare un mestiere che non ha futuro? O meglio, per il quale non viene prospettato alcun futuro?
Un appello questo a tutti noi.
Un appello al consumatore finale, alle boutique, ai buyer perché imparino a distinguere cosa fa realmente il nostro Made in Italy, quali i valori che lo sostengono e perché meriti sceglierlo.
Un appello ai produttori di moda che talvolta sbandierano il principio della sostenibilità perché hanno introdotto in collezione un tessuto (uno) riciclato o rigenerato, che tuttavia lo fanno lavorare laddove il costo e il rispetto dei lavoratori è sotto la soglia minima dell’accettabilità (il che vanifica tutta l’operazione!).
Un appello anche alle istituzioni, a chi ha il potere di fare/cambiare qualcosa in questo malato “sistema moda” dove tanti parlano di sostenibilità (ma il greenwashing è altra cosa!).
E qui torniamo al paradosso: parliamo di sostenibilità della moda o di moda della sostenibilità?
Cosa c’è di più sostenibile se non salvare il know-how delle nostre filiere produttive, dei nostri tessutai, dei nostri sarti, dei nostri tagliatori, dei nostri lavoratori e delle nostre famiglie?
Facciamoci una riflessione.
E’ ora di invertire il processo: anziché accelerare la chiusura dei nostri siti produttivi, creiamo nuove opportunità per sviluppare il nostro tessuto manifatturiero a Km0!
Diamo una mano a CHI LA MODA LA FA, ogni giorno e nel nostro territorio! E non solo a chi la cita nei suoi “racconti marketing oriented”.
E S ‘ G I V I E N con #ilfashionbelloebuono ha nel DNA l’attenzione al sociale e al sostenibile da sempre. Dapprima con le cause contro la discriminazione di genere e le violenze sulle donne (con NOSOTRAS ONLUS e attori istituzionali), poi con azioni concrete verso un’economia circolare (SCORE di CIRCOLARITA’ con EnelX presentato anche il Senato).
Ma in questo momento il nostro focus sociale–sostenibile è la nostra filiera che combatte TUTTI I GIORNI per non chiudere i battenti! Triste, ma vero.
Una filiera di piccoli artigiani che, alla faccia di tanto marketing sulla sostenibilità nella moda, vedono il Made in Italy snobbato in favore di produzioni low-cost in paesi lontani (e vicini), senza veri diritti per i lavoratori e spesso senza nemmeno il rispetto della maggiore età per entrare “pesantemente” nella catena produttiva.
Quindi un Low-cost che è LOW (= basso) in tutto, non solo nella materia prima, che spiegherebbe il prezzo ridotto, ma nell’intero processo perché non tiene contro né di diritti umani, né di rispetto per l’ambiente.
Ma è questo che vogliamo “portarci addosso”? Vogliamo davvero “indossare” il risultato di diritti e valori calpestati, mentre lasciamo MORIRE il NOSTRO Made in Italy?
ED E’ QUESTO CHE NOI OGGI, DOPO UN ANNO di PANDEMIA, di LOCKDOWN, di ZONA ARANCIONE/ROSSA/GIALLA, di cambiamenti e discussioni di tutti su tutto, vogliamo denunciare e portare in luce. Questo per il bene di tutti noi e del nostro Sistema-Moda!
Questo per le FUTURE GENERAZIONI ALLE QUALI PERLOMENO DOBBIAMO ONESTA’ INTELLETTUALE (se ancora non ci riuscirà cambiare il sistema).
BASTA!!!
Pensiamo al nostro di paese e alla ricchezza incommensurabile che lo crea e che noi spesso sottovalutiamo e svendiamo!
BASTA!!!
…E allora noi ORA, più che mai, sosteniamo queste realtà, queste professionalità e queste famiglie per avere un prodotto di qualità (sostenibile e sociale), veramente madeinitaly a 360°.
Questo è il vero madeinitaly contemporaneo: fatto di competenza, consapevolezza e rispetto.
Questo è #ilfashionbelloebuono!
Questo è E S ’ G I V I E N !
(com)